lunedì 27 luglio 2009

Contessa

Il 7 febbraio 1980 chi era davanti alla televisione per seguire la XXX edizione del Festival di Sanremo, a parte l’irriverente conduzione di Roberto Benigni e Olimpia Carlisi,  notò subito un gruppo e una canzone che spiccavano tra rimasugli degli Anni ‘60 come Bobby Solo, Peppino di Capri e Gianni Morandi e onesti artigiani della musica dei Settanta quali Stefano Rosso, Leano Morelli e La Bottega dell’Arte. Quell’anno vinse – e sarebbe stato l’unico successo in una serie di piazzamenti – Toto Cutugno davanti a Enzo Malepasso e Pupo.

Ma tutti avrebbero ricordato quei ragazzi vagamente punk vestiti con pantaloni neri, camicia bianca e cravatta nera, e soprattutto il cantante, con degli improbabili capelli corti visibilmente tinti di biondo e occhiali da sole con la montatura bianca. Il gruppo erano i “Decibel”, che presentavano “Contessa”, il cantante era Enrico Ruggeri.

 

I Decibel (formati da Enrico Ruggeri. Silvio Capeccia, Mino Riboni e Fulvio Muzio) avrebbero avuto vita breve, solo l’album omonimo, con l’hit “Vivo da re”, la cover di “Ho in mente te” e brevi canzoni d’intonazione punk. Il leader avrebbe invece sfondato presto, diventando un apprezzato cantautore e ora anche un ispirato conduttore televisivo…

 

CONTESSA (Ruggeri-Muzio)

Non puoi più pretendere di avere tutti quanti attorno a te
non puoi più trattare i tuoi amanti come fossero bignè.
Vuoi solo le cose che non hai
parli delle cose che non sai
cerchi di giocare ma non puoi
pensi solamente ai fatti tuoi.

Chi sei contessa
tu non sei più la stessa.

Vuoi che io rimanga nel tuo letto per poi sbattermi su e giù
non ti lamentare se domani non ti cercheremo più.
Ma vorrei soltanto averti qui
sei accattivante già così
ti difendi con il D.D.T.
fai pesare troppo quei tuoi sì.

Chi sei contessa
tu non sei più la stessa.

Pensi che ogni cosa di concreto sia da riferire a te
tu fai la misteriosa per nascondere un segreto che non c'è.
Nel tuo castello come va?
Vivi la tua vecchia nobiltà
non sai neanche tu la verità
vendi a caro prezzo la realtà.

martedì 21 luglio 2009

Atari Portfolio

Sul finire del decennio, nel 1989: Atari lanciò un oggettino abbastanza interessante – bisogna ricordare che allora i cellulari erano grandi quasi come i telefoni fissi! – era il Portfolio, un antenato del palmare, leggermente più stretto di una videocassetta VHS: 20 cm di lunghezza, 11,5 di larghezza, 2,5 di spessore. Non fu il primo computer tascabile, perché già nel 1980 c’era il Radio Shack TRS-80, ma fu il primo a essere MS-DOS compatibile: in realtà usava il DIP-DOS, una versione modificata del 2.11.

Il Portfolio immagazzinava tutti i suoi dati in una memoria RAM interna alimentata da una batteria di backup, così da non perdere i dati. Il computer invece si avvaleva dell’energia fornita da tre batterie di tipo “AA”. Come optional c’era una Memory Card da inserire in uno slot. La RAM era di 128 K espandibili a 128+640 K; 32 K erano riservati al sistema, 96 erano disponibili per le applicazioni: il foglio elettronico, l’elaboratore di testi, il diario, la calcolatrice, la rubrica telefonica.

Attraverso un’interfaccia parallela era possibile collegare l’Atari Portfolio a un computer e trasferire i dati. Costava 400 dollari, all’incirca seicentocinquantamila lire.



UN VIDEO ESPLICATIVO IN INGLESE

mercoledì 15 luglio 2009

Scatole di latta Barilla

Abbiamo visto che Barilla negli Anni ‘80 era attivissima a sfornare gadget per fidelizzare i clienti: oltre alle sorpresine nelle merende del Mulino Bianco e i premi che si potevano ottenere raccogliendo i punti sulle confezioni, c’erano anche queste scatole di latta dal tono volutamente retrò nelle quali erano vendute, intorno al 1984, le paste all’uovo. Deliziosi contenitori da riutilizzare poi per conservare la pasta o quello che si voleva, nel mio caso i pennarelli…








giovedì 9 luglio 2009

Un’estate al mare

Un altro grande pezzo di Franco Battiato e Giusto Pio ebbe un successo notevole nella magica estate del 1982, quella dei Mondiali di Spagna. Ho un ricordo nitido di quella sera di luglio: i tricolori che sventolavano per le strade in un’euforia collettiva e alla televisione, dopo la consegna della Coppa del Mondo nelle mani di Zoff e il giro di campo, iniziò il mitico “Discoring”. E c’era quella canzone, “Un’estate al mare”, cantata da Giuni Russo con la sua stupenda voce. Il brano finiva con dei versi di gabbiani che in realtà erano acuti gridolini della stessa Giuni.

Fu un tormentone che ci accompagnò per tutta l’estate, arrivando a lambire anche l’autunno: rimase in classifica sedici settimane senza però raggiungere il primo posto. Sul retro del 45 giri c’era la pressoché sconosciuta “Bing Bang Being”, scritta dalla stessa Giuni Russo, dalla sua compagna Maria Antonietta Sisini e da Tommaso Tramonti, collaboratore di Battiato. Ma, come tanti pezzi di enorme successo, divenne un limite per la sua interprete: la carriera pop della Russo non decollò mai veramente.

“Un’estate al mare” è una canzone che si ripropone puntualmente con la bella stagione: mette voglia di andare in vacanza, di stendersi al sole, di “fare il bagno largo per guardare gli ombrelloni-oni-oni”… Proprio quello che mi piacerebbe fare adesso…


UN’ESTATE AL MARE

(F.Battiato - G.Pio) Ed.Emi Music Publishing/Sugarmusic

Per le strade mercenarie del sesso
che procurano fantastiche illusioni
senti la mia pelle come è vellutata
ti farà cadere in tentazioni

Per regalo voglio un harmonizer
con quel trucco che mi sdoppia la voce
Quest'estate ce ne andremo al mare per le vacanze
Un'estate al mare, voglia di remare
fare il bagno al largo
per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni

Un'estate al mare, stile balneare
con il salvagente per paura di affogare...
Sopra i ponti delle autostrade
c'è qualcuno fermo che ci saluta
senti questa pelle com'è profumata
mi ricorda l'olio di Tahiti

Nelle sere quando c'era freddo
si bruciavano le gomme di automobili
Quest'estate voglio divertirmi per le vacanze...
Un'estate al mare, voglia di remare
fare il bagno al largo
per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni

Un'estate al mare, stile balneare
con il salvagente per paura di affogare...
Quest'estate ce ne andremo al mare
con la voglia pazza di remare
fare un po' di bagni al largo
e vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni

Un'estate al mare
Stile balneare
Toglimi il bikini…

domenica 5 luglio 2009

Sibilla e “Oppio”

Nel 1983 Franco Battiato era sulla cresta dell’onda, dopo il successo incredibile di “La voce del padrone”, oltre un milione di copie vendute nel corso del 1981 e del 1982, un altro album intitolato “L’arca di Noè” e collaborazioni con altri artisti, quali Alice, vincitrice al Festival di Sanremo del 1981 con “Per Elisa”, brano di Battiato e Giusto Pio.

Battiato si affacciò anche al Festival di quell’anno in veste di autore e produttore. Affidò la sua canzone, “Oppio”, nel suo tipico stile dei primi Anni Ottanta, a una cantante bianca dello Zimbabwe dalle oscuri origini e qualità, tale Sibilla. Il pezzo, che non è male, venne però eliminato subito dalla kermesse sanremese, anche per dei problemi avuti dall’interprete con la base: sbagliò l’attacco e stonò clamorosamente. Da notare che la frase più volte citata come ritornello, “Uru belev sameach”, è tratta dalla canzone ebraica “Hava naghila”.

Sibilla pubblicò due 45 giri, entrambi prodotti e scritti da Battiato e Pio: “Oppio / Svegliami” e “Plaisir d’amour / Sex appeal to Europe”. Un terzo 45, “Sud Africa / Alta tensione”, non ha visto la luce.



OPPIO (Battiato-Pio)

Fuochi accesi negli accampamenti nomadi
e fumatori d'oppio dall'oriente sui tappeti
le visioni riempiranno le mie mani vuote
Cartagine era bella in mezzo ai melograni
è vero do i numeri dividili con me
ho perso la testa ma sto bene anche senza
Uru belev sameach Uru belev sameach Uru belev sameach
Uru belev sameach Uru belev sameach Uru belev sameach
Scivolando sulle soglie di nuovi amori
con misteriosi nomadi per misteriose mete
giochi di prestigio con i fili del destino
a quel tempo l'oppio ci costava meno d'una birra
è vero do i numeri dividili con me
ho perso la testa ma sto bene anche senza
Uru belev sameach Uru belev sameach Uru belev sameach
Uru belev sameach Uru belev sameach Uru belev sameach
L'equilibrio di quel tè alla menta alla Medina
e i passi nelle dune fanno l'eco all'universo
eravamo ancora dilettante di delitti
Cartagine era bella in mezzo ai melograni
Uru belev sameach Uru belev sameach Uru belev sameach
Uru belev sameach Uru belev sameach Uru belev sameach
Uru belev sameach Uru belev sameach Uru belev sameach

mercoledì 1 luglio 2009

Il “Teorema” di Marco Ferradini

C’è una canzone italiana degli Anni ‘80 che è veramente divenuta un mito. È “Teorema” di Marco Ferradini, uscita nel 1981, grandissimo successo del cantautore comasco, che ha raccolto probabilmente meno di quanto meritasse nella sua carriera, forse anche per via della notorietà di questo brano. Ma anche “Quando Teresa verrà”, “Schiavo senza catene” e “Lupo solitario DJ” vanno annoverate tra i suoi pezzi migliori.

Divertente è l’uso che ne hanno fatto Aldo, Giovanni e Giacomo nel film “Chiedimi se sono felice”: in effetti “Teorema” può essere considerata una lezione d’amore.


Ecco il video realizzato nelle festività del 1981 per “Asiago Musicaneve”, trasmissione di Canale 5. Una atmosfera alla “Last Christmas”, che è tuttavia posteriore a questo video (quello degli Wham! è infatti del 1984).

TEOREMA

Prendi una donna,
dille che l’ami,
scrivile canzoni d’amore
mandale rose e poesie
dalle anche spremute di cuore
falla sempre sentire importante
dalle il meglio del meglio che hai
cerca di essere un tenero amante
sii sempre presente
risolvile i guai.

E stai sicuro che ti lascerà
chi è troppo amato amore non dà
e stai sicuro che ti lascerà
chi meno ama è il più forte si sa.

Prendi una donna,
trattala male,
lascia che ti aspetti per ore
non farti vivo e quando la chiami
fallo come fosse un favore
fai sentire che è poco importante
dosa bene amore e crudeltà
cerca di essere un tenero amante
ma fuori dal letto nessuna pietà.

E allora sì vedrai che ti amerà
chi è meno amato più amore ti dà
e allora si vedrai che ti amerà
chi meno ama è il più forte si sa.

No caro amico,
non sono d’accordo,
parli da uomo ferito
pezzo di pane lei se ne è andata
e tu non hai resistito
non esistono leggi in amore
basta essere quello che sei
lascia aperta la porta del cuore
vedrai che una donna
è già in cerca di te.

Senza l’amore un uomo che cos’è
su questo sarai d’accordo con me
senza l’amore un uomo che cos’è
è questa l’unica legge che c’è.


“Teorema” era contenuta in un Q-disc, una forma di vendita che in quel periodo ebbe una buona diffusione: quattro canzoni in un mini-LP o maxi-singolo, o in una audiocassetta breve. Vi ricorsero anche Lucio Dalla, il trio formato da Ron, Graziani e Kuzminac, Francesco De Gregori (“La donna cannone”) e Renato Zero.

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