venerdì 29 maggio 2009

Sandra

Nel 1985 una cantante tedesca sfonda in tutta Europa con un singolo cantato in inglese, “(I’ll never be) Maria Magdalena”. È Sandra, una ventitreenne di Saarbrucken che ha abbandonato la band femminile Arabesque e ha iniziato un percorso discografico e di vita con il musicista e produttore Michael Cretu. “Maria Magdalena” si piazzerà al primo posto delle hit parade di ventuno paesi. Nello stesso anno Sandra pubblica un album, intitolato “The Long Play”, che lancia un’altra hit, “Little girl”.

 

I’LL NEVER BE (MARIA MAGDALENA)

 

Nel 1986 la cantante tedesca sforna “Mirrors”, un altro LP, trainato dalla splendida “Innocent love”, che bissa lo strepitoso successo di “Maria Magdalena”. Del 1987 è invece un altro noto brano, “Everlasting love”, incluso nella raccolta di hits “Ten on one”. L’anno successivo esce un nuovo album, l’ultimo di Sandra, che ha vissuto alla grande questi tre anni del decennio: si intitola “Into a secret land” e il suo pezzo di punta è “Heaven can wait”.

INNOCENT LOVE

Sandra abbandona la carriera solista ed entra nel progetto di Michael Cretu, che nel frattempo ha sposato: è lei la sensualissima voce degli Enigma, che nel 1990 apriranno un’epoca mescolando musica elettronica e canti gregoriani con “MCMXC a.D”.

sabato 23 maggio 2009

Paris Latino

Uno dei tormentoni dell’estate 1983, insieme alla celeberrima “Vamos a la playa” dei Righeira, fu un pezzo a cavallo tra disco, funk e rap, “Paris Latino”, che risulterà essere unica hit di rilievo dei Bandolero, gruppo francese formato dai fratelli Carlos e José Perez e dalla cantante Djill. Il brano arrivò al numero 1 in Francia e Spagna, al secondo in Svizzera e al terzo in Italia. Ma il suo successo fu enorme nelle discoteche di mezza Europa, nelle radio e nei programmi musicali alla televisione.

Paris Latino mescola francese, spagnolo e inglese (furbata che nel periodo rendeva, espandendo il mercato, come per i già citati Righeira).

PARIS LATINO
(Carlos Pérez/Juan José Pérez)

Qué bueno, qué rico, qué lindo, Paris latino.
Qué bueno, qué rico, qué lindo, Paris latino.
Bandolero rock, bandolero choc. Bandolero rock, bandolero choc.

Joséphine blanche, robe rouge et noire, danse avec le reflet du miroir.
Arrivé direction Mexico, Don Diego de la Vega, Z comme Zorro.
Ca se bouscule dans les couloirs
Les poseurs, les voyeurs, tous ceux qui aiment se faire voir.
Tout le monde est là même ceux qu'on n'attend pas.
La playmate du mois, miss Cha-cha-cha.
Miss cha-cha-cha, miss cha-cha-cha, miss cha-cha-cha, qué linda esta.
Au milieu d'tout ça, y'a vous y'a moi et don't forget me, I'm doctor B.
Verre sur verre de Cuba libre, don't forget me, I'm doctor B.
Verre sur verre de Cuba libre. Doctor B. ha ! That's me !
Yes you go, you don't stop, come on come on, let's sing out loud.

Joséphine blanche, robe rouge et noir
Amoureuse folle du reflet dans le miroir.
Reparti direction Mexico, Don Diego de la Vega, sa cape, son bandeau.
Plus personne dans les couloirs
Les poseurs, les voyeurs sont allés se faire voir.
Odeur de tabac, de cendrier froid
Les parfums sucrés de miss Cha-cha-cha.
Miss cha-cha-cha, miss cha-cha-cha, miss cha-cha-cha, qué linda esta.
Au milieu d'tout ça, y'a nous y'a moi et don't forget me, I'm doctor B.
Verre sur verre de Cuba libre, don't forget me, I'm doctor B.
Verre sur verre de Cuba libre. Doctor B. ha ! That's me !
Yes you go, you don't stop, so come on come on, let's sing out loud.

Qué bueno, qué rico, qué lindo, Paris latino.
Qué bueno, qué rico, qué lindo, Paris latino.
Bandolero rock, bandolero choc. Bandolero rock, bandolero choc.
Qué bueno, qué rico, qué lindo, Paris latino.
Qué bueno, qué rico, qué lindo, Paris latino.
Bandolero rock, bandolero choc. Bandolero rock, bandolero choc.

Au milieu d'tout ça, y'a nous y'a moi et (Paris latino).
Verre sur verre de Cuba libre (Paris latino).
Au milieu d'tout ça, y'a nous y'a moi et don't forget me, I'm doctor B.
Verre sur verre de Cuba libre. Doctor B. ha ! That's me !
Qué bueno, qué rico, qué lindo, Paris latino.
Qué bueno, qué rico, qué lindo, Paris latino.

domenica 17 maggio 2009

Tetris

Chi non ci ha mai giocato? Chi non ha perso ore a incastrare le tessere colorate che cadono dall’alto per vedere dissolversi le righe completate? È Tetris, naturalmente, uno dei videogiochi più venduti di sempre, che in questi giorni compie 25 anni. Lo inventò nel 1984 Alexey Pajitnov, un programmatore russo che lavorava allo sviluppo di un supercomputer: l’idea gli venne mentre trattava i pentamini, le strutture in cui si possono collocare cinque quadrati. E nacque questa applicazione di logica e ragionamento.

Non è mai passato di moda Tetris: è passato dai videogiochi da sala ai personal computer, dalle consolle alle Playstation, fino ad approdare all’iPhone e all’iPod e al Web 2.0 – ogni giorno su Facebook viene attivato da un milione di utenti.

Tetris su iPod (Fotografia: Dan Taylor)

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giovedì 14 maggio 2009

De nuevo tu

Era il 1988 quando una ragazza di nome Betti Villani ripropose in chiave dance un brano di successo di Lucio Battisti, nella versione spagnola incisa dal cantante dodici anni prima: “De nuevo tu” è la celeberrima “Ancora tu”. Come per molti altri artisti del decennio, questa hit, un’apparizione ad “Azzurro” nel 1990 e poi più nulla (sul retro del 45 giri due pezzi anziché uno, come accadeva negli Anni ‘60). Neanche Wikipedia ha nulla da dire su di lei.

DE NUEVO TU

(Battisti-Mogol-Ramon Amart)

De nuevo tú, no me sorprende, lo sabes.
De nuevo tú. ¿Pero no dijimos que nunca más?
¿Y cómo estás? Pregunta inútil.
Estás como yo, se te escapa la risa.
Amada mía, ¿ya has comido o no?
El hambre mía no es solamente de ti.
Qué bella estás… casi más joven,
o acaso seas sólo más simpática.
¡Oh! Yo lo sé… lo que quieres saber…
Ninguna, no… sólo que volví a fumar…
De nuevo tú, sólo la única.
De nuevo tú, la incorregible.
Mas dejarte no es posible.
No, dejarte no es posible.
Dejarte no es posible.
No, dejarte no es posible.
De nuevo tú, casi la única.
De nuevo tú, la incorregible.
Mas dejarte no es posible.
No, dejarte no es posible.
Dejarte no es posible.
No, dejarte no es posible.
Desesperanza y gloria mía,
seré por siempre tuyo esperando que no sea locura…
y que sea lo que sea…
abrázame amor mio
abrázame amor mio
que ahora también lo ansío.
De nuevo tú, no me sorprende, lo sabes.
De nuevo tú. ¿Pero no dijimos que nunca más?
¿Y cómo estás? Pregunta inútil.
Estás como yo, se te escapa la risa.
De nuevo tú, sólo la única…

sabato 2 maggio 2009

Compaq Portable

Che cos’era questo valigione, apparso sul mercato americano nel novembre 1982 e l’anno successivo nel mondo? Un computer portatile! Vi state scompisciando dalle risate? Eppure questo era. Qui sotto una sua immagine “da viaggio”, agilmente portata da un tizio in aereo:

Era dunque il “Compaq Portable”, il primo prodotto della nuova compagnia, fondata nel febbraio 1982 da alcuni manager usciti dalla Texas Instruments. La sua caratteristica principale era di essere un clone perfetto dell’IBM PC: le uniche differenza erano il BIOS, analizzato da una doppia squadra di informatici e interamente riscritto sulla base delle note di funzionamento, e naturalmente la trasportabilità, che al PC IBM mancava. Eccola qui la “bestia” aperta:

Pesava poco meno di 13 kg e costava uno sproposito: 3.590 dollari nella versione con due floppies. Ne vennero venduti 53000 solo nel 1983. La CPU era un Intel 8088 a 4,77 MHz, la RAM era di 128 K espandibili al massimo a 640. Il monitor era monocromatico e misurava 9”, le linee di testo erano 80 per 25. Il sistema operativo era l’MS-DOS. Nel 1986 ne sarebbe uscita anche la versione “Compaq Portable II”.

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