domenica 28 febbraio 2010

Il floppy da 5” 1/4

 

Il floppy disc da 5” 1/4 fu l’avanguardia per gran parte del decennio, fino alla sua sostituzione con il più pratico e maneggevole dischetto da 3” 1/2.

La sua prima versione apparve nel 1976, ma è negli Anni ‘80 che si sviluppò, fino all’ultima versione del 1986: la capacità dei primi era di 110 KB, nel 1980 divenne di 140 per raggiungere nel 1982 la capacità standard di 720 KB in QD e di 1,2 MB in HD. Non ci starebbe neanche un mp3 o un file jpg, oggi!

Il dischetto, generalmente nero, era flessibile e aveva un largo foro circolare al centro, dove si inseriva l’albero motore. I dati venivano letti dalle testine che toccavano il supporto magnetico attraverso due piccole aperture. Una tacca incisa sul lato destro consentiva di rendere il disco di sola lettura. Per l’operazione vi si incollava un’etichetta autoadesiva, di solito metallica.

Tra la plastica e il supporto c’era un sottile strato di tessuto che riduceva l’attrito e proteggeva, per quanto possibile, dall’ingresso della polvere. Il dischetto doveva essere formattato prima dell’uso con l’MS-DOS, ma venivano venduti esemplari anche già formattati.

Come per tutte le cose, i primi floppies da 5” 1/4 costavano uno sproposito, intorno alle 10.000 lire. Con il passare degli anni e il diffondersi, i loro prezzo calò vistosamente e a 10.000 lire veniva venduto il pacchetto da 10.

domenica 21 febbraio 2010

Tovarisc Gorbaciov

 

1987: l’Unione Sovietica si è avviata verso il cambiamento dopo gli anni bui di Breznev, Andropove Cernenko. Ora il presidente sovietico è Mikhail Gorbaciov, che ha avviato la perestrojka, l’apertura all’Occidente per porre fine a quarant’anni di Guerra Fredda.

The Midnight’s Moskow, un gruppo italianissimo, lancia questo pezzo dance, scritto da Maurizio Tirelli e Sapo: in un maccheronico anglo-russo analizza la storia sovietica e con dei sonori “Da” e “Niet” approva o disapprova i personaggi: si va da Stalin a Lenin, da Anna Karenina a Boris Pasternak, dallo Zar a Dostoevskij. L’accenno alla famosa “Back in the USSR” dei Beatles chiude la canzone.

Sul Lato B il celeberrimo “Tema di Lara” tratto dal “Dottor Zivago”, ma armonizzato con i cori russi in chiave blues!

 

 

TOVARISC GORBACIOV

Spasiba provdna gde na mona mnotta Tovarisc Gorbaciov.
Ghivi spriednie zvoroninu dziov Giovanni Tiraboschi mieretno tsara purnova djugovnies na popcrova diestina proponia nov:
Stalin – niet
Siberia – niet
Kalashnikov – niet
Afghanistan – niet
Lenin – da
Breznev – daa
Kostishensko – daaaa
Stravinski - daaaaaaaaaaaaa
Tovarisc Gorbaciov, Tovarisc Gorbaciov dasvidania ai no aim gonna druski to de dania
Ahahahahah Tovarisc Gorbaciov.
Do ze fank it ap
Do ze fank it ap
Do ze fank it ap
Sputnik no vodka no prodkna na nan balalaika disi na protna na ci langhila botna na no kurietna Ana Karenina Potiomkin du du pratni nan broski da dobroski pritniet jot:
KGB – niet
Zar – niet
Rasputin – niet
Molotov – niet
Dostoevskij – da
Nureyev – daa
Gagarin – daaaa
Pasternak Boris - daaaaaaaaaaaaa
Tovarisc Gorbaciov, Tovarisc Gorbaciov dasvidania ai no aim gonna druski to de dania
Ahahahahah Tovarisc Gorbaciov.
Tovarisc Gorbaciov, Tovarisc Gorbaciov dasvidania ai no aim gonna druski to de dania
Ahahahahah Tovarisc Gorbaciov.
Welcome to the USSR, welcome wherever you are
Welcome to the USSR, welcome wherever you are
Welcome to the USSR, welcome wherever you are

martedì 16 febbraio 2010

Gente comune

“Gente comune” (Ordinary people) è un film drammatico americano del 1980, vincitore di quattro Oscar, tra i quali quello ambitissimo come miglior film. Vinsero un Oscar il regista, un nome notissimo di Hollywood, Robert Redford, qui alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa, l’attore non protagonista, un giovanissimo Timothy Hutton, e lo sceneggiatore Alvin Sargent.

La storia, sceneggiata su un romanzo di Judith Guest del 1976, racconta la disgregazione di una famiglia della classe agiata a Lake Forest, in Illinois: Conrad, il figlio sedicenne dei Jarrett sopravvive a un tentativo di suicidio ed è emarginato dai genitori e dagli amici. Decide allora di consultare uno psichiatra, al quale racconta di come sia morto Buck, suo fratello maggiore, con il quale era in barca a vela durante l’incidente.

Non trova comprensione nella madre, distante e preoccupata solo delle apparenze, la quale nega il suo risentimento per il fatto che a salvarsi sia stato Conrad e non il prediletto Buck. Il padre, dal canto suo, non sa come parlare con Conrad né come esprimergli i propri sentimenti. Riuscirà però a salvare il ragazzo con il suo amore e a stabilire il contatto con lui a costo di una scelta dolorosa tra la moglie e il figlio.

Quella “gente comune” obbligata a fare i conti con le verità delle proprie vite interiori colpì molto la sensibilità americana, dove il film ebbe un successo enorme.

IL CAST

  • Donald Sutherland: Calvin Jarrett
  • Mary Tyler Moore: Beth Jarrett
  • Timothy Hutton: Conrad Jarrett
  • Judd Hirsch: Dr. Tyrone C. Berger
  • Elizabeth McGovern: Jeannine Pratt
  • M. Emmet Walsh: Coach Salan
  • Dinah Manoff: Karen Aldrich
  • Fredric Lehne: Lazenby
  • James B. Sikking: Ray Hanley
  • Scott Doebler: Jordan "Buck" Jarrett (in flashback)
  • Adam Baldwin: Stillman.

 

IL TRAILER ORIGINALE

mercoledì 10 febbraio 2010

L’amore delle persone comuni

UN GUEST POST di BUBA





Paul Young, cantante britannico di musica pop rock e soul, conquistò nel 1983 le classifiche della Hit Parade con il singolo “Love of the common people”, che divenne uno dei brani più ballati in discoteca. Stregata da quei capelli a spazzola e da quel sorriso da bravo ragazzo, corsi in edicola ad acquistare uno di quei settimanali per ragazzine in voga in quel periodo, contenente il poster; lo staccai con cura senza rovinarlo, appendendolo poi in bella mostra nella mia cameretta.

Invidiai mio fratello e i ragazzi più grandi di me, perché avrebbero potuto ballare il brano in discoteca, mentre io - ancora troppo giovane - dovetti accontentarmi di scimmiottare le coriste ancheggiando nel salotto di casa.

Paul (allora ventisettenne) si sforzava di dare un messaggio ben preciso ai giovani: vivere nell’amore delle persone comuni, più precisamente dei famigliari. Nella sua canzone viene messa in risalto sia la figura del capofamiglia, (dispensatore di sorrisi e di buone parole e orgoglioso dei suoi figli), sia quella della madre (che ama incondizionatamente e che consola).

Le lacrime della sorellina che piange perché non ha un vestito nuovo, la passeggiata a vuoto fino alla città per trovare un lavoro, il tetto da riparare, sono problemi ai quali si contrappone il calore della casa in cui si vive: “… essere l’orgoglio nel cuore di un uomo di famiglia (Il papà ti comprerà un sogno a cui aggrapparti/la mamma ti amerà quanto può, come può…)”.

A me invece – tredicenne - la presenza della famiglia iniziava a starmi stretta come un paio di scarpe dal numero più piccolo: avevo una voglia pazza di libertà .

Mi venne regalata mesi dopo una sua raccolta di brani in musicassetta: la ascoltai così tante volte che il nastro si stracciò. Poi la mia vita da adolescente fece il suo corso, l’anno successivo rimossi il poster dalla cameretta e nel farlo stracciai anche un pezzetto della carta da parati.

Nonostante siano trascorsi circa 27 anni dall’uscita del 45 giri, ritengo che il messaggio di Paul contenuto in questa canzone sia ancora molto attuale. Vista la situazione economico-sociale che stiamo vivendo in questi ultimi tempi, sarebbe utile che molti giovani riuscissero a vedere il proprio nucleo famigliare come un importante punto di riferimento e non come una palla al piede.

Ho rivisto Paul circa un anno fa su Rai Uno a “I migliori anni” con Carlo Conti.

Avevo paura che fosse diventato calvo : lo so che è ridicolo, ma era importante per me che avesse ancora tutti i capelli…


LOVE OF THE COMMON PEOPLE

Living on free food tickets
Water in the milk from the hole in the roof
Where the rain came through
What can you do? hmm hmm
Tears from little sister
Crying 'cause she doesn't have a dress
Without a patch for the party to go
Oh but you know, she'll get by
Chorus:
She is living in the love of the common people
Smiles from the heart of a family man
Daddy's gonna buy her a dream to cling to
Mamma's gonna love her just as much as she can, as she can
It's a good thing you don't have bus fare
It would fall through the hole in your pocket
And you'd lose it in the snow on the ground
A walkin' to town to find a job
Trying to keep your hands warm
But the hole in your shoe let the snow come through
And the chills to the bone
Oh,you better go home where it's warm
Where you can live in the love of the common people
Smiles from the heart of a family man
Daddy's gonna buy you a dream to cling to
Mamma's gonna love you just as much as she can,as she can
Living on dreams ain't easy
But the closer the knit,the tighter the fit
And the chills stay away
You take them in stride, family pride
You know that faith is your foundation
And with whole lotta love and a warm conversation
And plenty of prayer
Making you strong, where you belong
Where you can live in the love of the common people
Be the pride in the heart of a family man
Daddy's gonna buy you a dream to cling to
Mamma's gonna love her just as much as she can, as she can


L’AMORE DELLE PERSONE COMUNI

Vivendo di buoni-pasto
Acqua nel latte dal buco nel soffitto
Da cui entra la pioggia
Che cosa puoi fare? Hmm hmm
lacrime della sorellina
che piange perché non ha un vestito nuovo
senza una toppa per andare alla festa
Oh, ma sai che le passerà
Vive nell’amore delle persone comuni
Sorrisi dal cuore di un uomo di casa
Il papà le comprerà un sogno a cui aggrapparsi
La mamma la amerà quanto può, come può
E’ bene che tu non abbia il biglietto per l’autobus
Cadrebbe dal buco nella tua tasca
E lo perderesti nella neve per terra
Una passeggiata fino alla città per trovare un lavoro
Provando a riscaldarti le mani
Ma il buco nelle tue scarpe lascia entrare la neve
E i brividi fino alle ossa
Oh, faresti meglio a andare a casa dove fa calduccio
Dove puoi vivere nell’amore delle persone comuni
Sorrisi dal cuore di un uomo di casa
Il papà ti comprerà un sogno a cui aggrapparti
La mamma ti amerà quanto può, come può
Non è facile vivere di sogni
Ma maggiori sono le difficoltà, migliore è il risultato*
e i brividi stanno lontani
adattandoti, orgoglio della famiglia
sai che la fede è la tua base
e con un bel po’ di amore, e di chiacchiere affettuose
e tante preghiere
che ti rendono forte, dove tu appartieni
Dove puoi vivere nell’amore delle persone comuni
Essere l’orgoglio nel cuore di un uomo di famiglia
Il papà le comprerà un sogno a cui aggrapparsi
La mamma la amerà quanto può, come può


L'AUTRICE DEL GUEST POST:

BUBA ha un bel blog di poesia: LA BOTTEGA DELLE EMOZIONI

domenica 7 febbraio 2010

Apple III

Dal 1977 la Apple aveva venduto centinaia di migliaia di computer “Apple II”, un vero e proprio “cavallo di Troia” per la società di Cupertino sul mercato. Nel 1980 progettò il suo erede, l’Apple III, pensando di bissare il successo del precedente: lanciato nella primavera del 1981, aveva una CPU Synertek 6502A da 2.0 MHz, una RAM di 128 K estendibile a 512, un monitor a 16 colori 280 x 192, floppy interno da 5 1/4” e sistema operativo SOS (Sophisticated OS). Come optional, la stampante Silentype.


L’Apple III


Il successo non ci fu: l’Apple III, che era due volte più veloce dell’Apple II e con il doppio di memoria e che costava 3.495 dollari (3.815 con il monitor, 595 dollari per la stampante) vendette in quattro anni solo 65.000 pezzi. Lo chassis d’alluminio era troppo piccolo per tutti i componenti e si surriscaldava causando problemi ai chip. 14.000 esemplari furono ritirati e nell’autunno del 1981 uscì una versione riveduta, con 256 k di memoria e la possibilità di aggiungere un disco fisso esterno da 5 MB, il ProFile 5Meg. I problemi non furono del tutto risolti, tanto che nel dicembre 1983 uscì un’ulteriore versione, l’Apple III Plus, con un sistema operativo SOS 1.3 e altre porte periferiche. Anche tastiera e monitor vennero leggermente modificati.


L’Apple III Plus


Ma la macchina era nata male: il 24 aprile 1984 tutta la linea fu ritirata. L’Apple III Plus era rimasto sul mercato per soli quattro mesi! Probabilmente la più cocente debacle per il marchio di Steve Jobs, che ne ha tratto evidentemente lezioni salutari, visti i successi planetari di Mac, iPod e iPhone e il probabile diffondersi nel 2010 della tavoletta iPad in tutto il globo…

giovedì 4 febbraio 2010

Cha cha cha della segretaria

UN GUEST POST di BUBA


Nel lontano 1985 era ancora molto usata, ora è a tutti gli effetti un pezzo da museo.

Sto parlando della mitica Olivetti Lettera 35, macchina da scrivere dall’inconfondibile design, utilizzata negli uffici e dagli scrittori.

Me la ricordo molto bene perché la adoperavo nel biennio della scuola superiore. Era uno strumento di tortura. La materia era la dattilografia, lo scopo era quello di insegnarci ad usarla in scioltezza, senza guardare la tastiera. Per fare ciò eravamo obbligati a ricoprirla con un panno rettangolare, ai cui estremi era legato l’elastico delle mutande che girava attorno alla macchina.

Sotto il panno, le mani sudavano copiosamente (per lo meno le mie), i tasti venivano premuti vigorosamente da dita incerte.

Mi sembra ancora di sentire l’odore dell’inchiostro, il clangore dei tastini che arrivavano sul foglio in tre o quattro contemporaneamente, il nastro che spesso si aggrovigliava con effetti disastrosi.

L’ho odiata con tutta me stessa, i miei genitori me l’avevano regalata : dovevo esercitarmi per due ore al giorno, in quanto non ero riuscita a coordinare il pensiero con il movimento delle dita e i voti erano bassissimi.

All’Olivetti Lettera 35 è seguita la macchina da scrivere elettrica e poi la tastiera dei primi PC.

Anche adesso, a distanza di 25 anni, sono impacciata, guardo sempre la tastiera del personal computer, inverto le lettere, e ogni tanto ci infilo la tanto odiata ù situata vicino all’invio….

Insomma, l’attrezzo si è evoluto, ma le capacità della dattilografa purtroppo sono rimaste invariate…

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olivetti-lettera-35 Fotografia © http://wwwcdf.pd.infn.it


L'AUTRICE DEL GUEST POST:

BUBA ha un bel blog di poesia: LA BOTTEGA DELLE EMOZIONI

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