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mercoledì 4 gennaio 2012

Don’t stand so close to me

 

“Don’t stand so close to me”, canzone dei Police scritta da Sting, ha una storia curiosa: ce ne sono due versioni che attraversano gli Anni ‘80. La prima è questa, inserita nell’album Zenyatta Mondatta: uscì come singolo in anticipo di due settimane rispetto all’album, il 19 settembre 1980. Il brano, che parla dell’infatuazione di una studentessa per un giovane insegnante, valse ai Police il Grammy Award nel 1982, oltre al primo posto nella classifica inglese e l’ingresso nella Top Ten americana.

 

 

Nel 1986 il brano venne riarrangiato, con un coro diverso e toni più pop. Uscì come singolo in ottobre con il titolo “Don’t stand so close to me ‘86” e fu inserito in una raccolta di singoli, Every breath you take: the singles. Nonostante fosse praticamente una riedizione, si piazzò al numero 24 della classifica inglese e entrò tra le prime 20 in Irlanda, Nuova Zelanda e Olanda. Sul retro del 45 giri c’era la versione live.

 

 

DON’T STAND SO CLOSE TO ME

Young teacher the subject
Of schoolgirl fantasy
She wants him so badly
Knows what she wants to be
Inside her there's longing
This girl's an open page
Book marking She's so close now
This girl is half his age

Don't stand to close to me

Her friends are so jealous
You know how bad girls get
Sometimes it's not so easy
To be the teacher's pet
Temptation, frustration
So bad it makes him cry
Wet bus stop, she's waiting
His car is warm and dry

Don't stand so close to me

Loose talk in the classroom
To hurt they try and try
Strong words in the staffroom
The accusations fly
It's no use
He sees her
He starts to shake he starts to cough
Just like the old man in
That famous book by Nabokov

Don't stand so close to me

 

NON STARMI COSÌ VICINO

Il giovane insegnante è il soggetto
Della fantasia dell’alunna
Lei lo desidera tantissimo
Sa cosa vuole essere
In lei c’è il vivo desiderio
Questa ragazza è un libro aperto
un libro segnato, lei è così vicina adesso
Questa ragazza ha la metà degli anni di lui

Non starmi così vicino

I suoi amici sono invidiosi
Sanno cosa ottengono le cattive ragazze
Qualche volta non è così semplice
Essere l’insegnante prediletto
Tentazione, frustrazione
Il suo grido diventa così cattivo
Umida la fermata dell’autobus, lei sta aspettando
La sua macchina è calda e asciutta

Non Starmi così vicino

Libero dialogo in aula
Provano e riprovano a ferirlo
Parole forti nella sala del personale
Le accuse volano
Non è modo
Lui l’ha vista
Comincia ad agitarsi comincia a tossire
Proprio come l’uomo maturo in
Quel famoso libro di Nabokov

Non starmi così vicino

sabato 9 luglio 2011

A moment in sunshine

 

Abbiamo già parlato di I wanna be your lover, il grande successo disco dei fratelli La Bionda.

Andiamo adesso a estrarre da quell’album del 1980 un’altra traccia, la quarta e ultima del lato A, che si intitola “A moment in sunshine”. Apprezziamo le sue sonorità di frontiera, ancora un po’ anni ‘70 e già un po’ precorritrici del nuovo sound. I La Bionda però non pubblicheranno più album, si dedicheranno alla produzione di gruppi come i Rockets e i Righeira e sfrutteranno la loro energia compositiva per colonne sonore di film italiani di cassetta (Poliziotto superpiù, Miami Supercops, Chi trova un amico trova un tesoro, Cane e gatto, Roba da ricchi).

 

martedì 8 marzo 2011

L’hit parade del 5 dicembre 1980

 

L’altro giorno mi è capitato di rivedere parte di una puntata di Popcorn, il programma musicale degli Anni ‘80 trasmesso da Canale 5. In particolare, si trattava della puntata del 5 dicembre 1980. I conduttori erano il pianista Augusto Martelli - garofano rosso da socialista all’occhiello, barba di tre giorni, abito elegante – e Ronnie Jones, un nero allampanato con i baffi. Comunque, la parte che ho visto, sovrainciso il resto da un film su una vecchissima videocassetta Beta, conteneva l’Hit Parade degli LP: ed è quella che vi propongo oggi.

CLASSIFICA LP del 5 DICEMBRE 1980:

1. DALLA, Lucio Dalla

2. ZENYATTA MONDATTA, Police

3. STOP, Pooh

4. UPRISING, Bob Marley

5. DIANA, Diana Ross

6. TREGUA, Renato Zero

7. MAKING MOVIES, Dire Straits

8. HOTTER THAN JULY, Stevie Wonder

9. THE WANDERER, Donna Summer

10. HAWKES AND DOVES, Neil Young

Un po’ di tutto, come si può notare: dal pop italiano di Dalla, Renato Zero e dei Pooh al reggae di Bob Marley, dal folk-rock di Young al rock dei Dire Straits e dei Police, dal rhythm & blues di Stevie Wonder agli ultimi rimasugli della disco-music con Diana Ross e Donna Summer. La dance italiana, nota all’estero come italo-disco, vero exploit del decennio, era ancora di là da venire.

domenica 6 febbraio 2011

Sanremo 1980

 

È tempo di Festival di Sanremo… ci tocca! Ma allontaniamoci dall’insulsa kermesse che è diventato l’evento televisivo di febbraio e ripercorriamo i nostri giorni d’oro. Negli Ottanta, Sanremo usciva da un periodo di crisi – quello dei Settanta – che però era riuscito a lanciare grossi nomi come Rino Gaetano. La direzione artistica di Pippo Baudo, che in quel periodo era all’apice della carriera, portò a fare del Festival una manifestazione nazional-popolare: basta scorrere l’elenco dei vincitori del decennio per accorgersene, Ricchi e Poveri, Al Bano e Romina Power, Massimo Ranieri, Fausto Leali…

Ma andiamo con ordine. Iniziamo dal 1980, una delle edizioni più chiacchierate della storia, a cominciare dai presentatori: Roberto Benigni e Olimpia Carlisi. Ci scappa un lungo bacio tra i due e un “Wojtilaccio” uscito dalla bocca del comico nei confronti di Giovanni Paolo II.

Ad affiancare la coppia alla conduzione c’erano Claudio Cecchetto e Daniele Piombi, certamente più tradizionali.

Vinse Solo noi di Toto Cutugno, davanti a Ti voglio bene di Enzo Malepasso e Su di noi di Pupo. Le altre canzoni furono classificate a pari merito: Canterò canterò canterò (Aldo Donati), Cavallo bianco (Paolo Riviera), Contessa (Decibel), Gelosia (Bobby Solo), Il sole canta (Orlando Johnson), I sing for you (Sally Olfield), L’italiano (Stefano Rosso), Ma vai vai (Giorgio Zito e i Diesel), Mara (Bruno D’Andrea), Mariù (Gianni Morandi), Musica regina (Leano Morelli), Passerà (Alberto Cheli), Più di una canzone (La Bottega dell’Arte), Tu cioè... (Peppino Di Capri), Tu mi manchi dentro (Leroy Gomez), Va' pensiero (Linda Lee), Voglio l'erba voglio (Francesco Magni).

Da notare la presenza di vari interpreti stranieri, tra i quali la sorella di Mike Oldfield. Non raggiunsero la finale invece altri interpreti, tra i quali i più noti sono la band di rock progressive Latte e Miele. Non c’era orchestra, ma gli artisti cantavano su base musicale.

Gli ospiti: la tosta rocker Suzi Quatro, famosa anche per la sua partecipazione a Happy Days nel ruolo di Leather Tuscadero, esponenti disco come Sylvester e Sheila & B. Devotion; poi Billy Preston, Pippo Franco e soprattutto gli Status Quo, che si esibirono in Whatever you want:

 

Vi risparmio Cutugno & c. Meglio i Decibel di un giovanissimo Enrico Ruggeri:

 

giovedì 30 dicembre 2010

Times Square 1980

 

A Times Square a New York, il 31 dicembre 1979, accolsero così il primo degli anni con l’8 davanti, quelli che sono protagonisti di questo blog:

Buon anno a tutti i lettori del “Cubo di Rubik”!

Daniele

giovedì 16 settembre 2010

Anima fragile

Vasco Rossi non è uno dei miei cantanti preferiti. Però ci sono pezzi che restano nella storia e che apprezzo notevolmente. Uno di questi è “Anima fragile”, inserito nell’album “Colpa d’Alfredo” del 1980. Un brano interamente suonato al pianoforte, struggente nella sua dolce lentezza che poi si eleva su toni più rock e più gridati.



ANIMA FRAGILE

(Vasco Rossi)

E tu
chissà dove sei
anima fragile
che mi ascoltavi immobile
ma senza ridere.
E ora tu chissà
chissà dove sei
avrai trovato amore
o come me, cerchi soltanto di avventure
perché non vuoi più piangere.
E la vita continua
anche senza di noi
che siamo lontano ormai
da tutte quelle situazioni che ci univano
da tutte quelle piccole emozioni che bastavano
da tutte quelle situazioni che non tornano mai!
Perché col tempo cambia tutto lo sai
cambiamo anche noi…
e cambiamo anche noi…
e cambiamo anche noi…
e cambiamo anche noi…


mercoledì 18 agosto 2010

Colore semprevivo

“Colore semprevivo” è lo slogan Philips per il 1980: era il periodo in cui la multinazionale vendeva televisori a iosa – occorre ricordare che la tv a colori in Italia arrivò buona ultima nei paesi industrializzati, intorno al 1977, e dunque il mercato era molto vasto e appetibile. Ecco allora questi due spot in cui un uomo resta ammaliato dai colori di un avveniristico cartellone pubblicitario multimediale: in un caso si appoggia a una panchina e il colore “diventa vivo”, nell’altro rimane incantato in mezzo al traffico milanese e un vigile lo sveglia bruscamente dal sogno ad occhi aperti. Una curiosità: vi sembra di riconoscere la voce del jingle? Sì, è proprio lei, la grande Giuni Russo.

 

lunedì 16 agosto 2010

Il cubo di Rubik ritorna!

Dopo tre mesi di sospensione e riflessioni, ho deciso di riaprire il blog: non sarà un aggiornamento continuo e costante ma un’occasionale presenza legata all’ispirazione del momento, a ricordi che riaffiorano, a sensazioni che risorgono grazie a un film, a un libro, a una musica…

Per l’occasione ho rinnovato anche il template e l’intestazione. Con il tempo si potranno migliorare altre cose, aggiungere le pagine come un indice…

E come rinnovato saluto, ecco un vecchio video dei Dire Straits, “Romeo and Juliet” del 1980… magari un giorno parleremo anche di loro e di questo splendido album, “Making movies”…

 

domenica 11 aprile 2010

“Flash” dei Queen

.


La più brutta canzone dei Queen è “Flash”, uscita nel 1980, colonna sonora dell’altrettanto orrendo film “Flash Gordon”. Ci sono due versioni di “Flash”, una è in pratica l’inizio del film, compresi i dialoghi; l’altra presenta invece solo alcuni stralci di dialoghi da altre parti della pellicola. È quest’ultima che appare nella raccolta “Greatest Hits” del 1981.

“Flash” è un duetto tra Freddy Mercury e May, con Roger Taylor a fare il coro. La caratteristica principale è l’uso del sintetizzatore, che fino ad allora era bandito dagli album del gruppo: segno che il rock degli Anni ‘70 si stava trasformando nel pop di plastica degli Anni ‘80.


martedì 16 febbraio 2010

Gente comune

“Gente comune” (Ordinary people) è un film drammatico americano del 1980, vincitore di quattro Oscar, tra i quali quello ambitissimo come miglior film. Vinsero un Oscar il regista, un nome notissimo di Hollywood, Robert Redford, qui alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa, l’attore non protagonista, un giovanissimo Timothy Hutton, e lo sceneggiatore Alvin Sargent.

La storia, sceneggiata su un romanzo di Judith Guest del 1976, racconta la disgregazione di una famiglia della classe agiata a Lake Forest, in Illinois: Conrad, il figlio sedicenne dei Jarrett sopravvive a un tentativo di suicidio ed è emarginato dai genitori e dagli amici. Decide allora di consultare uno psichiatra, al quale racconta di come sia morto Buck, suo fratello maggiore, con il quale era in barca a vela durante l’incidente.

Non trova comprensione nella madre, distante e preoccupata solo delle apparenze, la quale nega il suo risentimento per il fatto che a salvarsi sia stato Conrad e non il prediletto Buck. Il padre, dal canto suo, non sa come parlare con Conrad né come esprimergli i propri sentimenti. Riuscirà però a salvare il ragazzo con il suo amore e a stabilire il contatto con lui a costo di una scelta dolorosa tra la moglie e il figlio.

Quella “gente comune” obbligata a fare i conti con le verità delle proprie vite interiori colpì molto la sensibilità americana, dove il film ebbe un successo enorme.

IL CAST

  • Donald Sutherland: Calvin Jarrett
  • Mary Tyler Moore: Beth Jarrett
  • Timothy Hutton: Conrad Jarrett
  • Judd Hirsch: Dr. Tyrone C. Berger
  • Elizabeth McGovern: Jeannine Pratt
  • M. Emmet Walsh: Coach Salan
  • Dinah Manoff: Karen Aldrich
  • Fredric Lehne: Lazenby
  • James B. Sikking: Ray Hanley
  • Scott Doebler: Jordan "Buck" Jarrett (in flashback)
  • Adam Baldwin: Stillman.

 

IL TRAILER ORIGINALE

venerdì 27 novembre 2009

Sandinista!

Nel 1980 uscì un triplo album che mise a soqquadro il mondo della musica: “Sandinista!” dei Clash, reduci dal successo dell’anno prima con il punkeggiante “London calling”. Introdusse generazioni di giovani allo ska, al rap, alla techno, al rockabilly, al reggae, al dub, al punk… però nel suo essere così variegato stava anche il suo limite: troppe canzoni, ben 36, e troppi generi.

Inoltre era il lato politico di “Sandinista!” a rappresentare un problema: i Clash fornivano il loro supporto alla rivoluzione nicaraguense, il movimento che si opponeva al dittatore Anastasio Somoza, divenuto presidente nel 1936 dopo l’assassinio di Augusto Sandino. Il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, morto Somoza, andò poi al potere negli Anni ‘80, fronteggiato dalla guerriglia anticomunista dei Contras, sostenuta anche economicamente dall’amministrazione Reagan.

Il triplo LP, su volontà del gruppo che accettò minori royalties, venne venduto a un prezzo addirittura inferiore a quello di un solo LP.

 

THE MAGNIFICENT SEVEN

domenica 23 agosto 2009

I wanna be your lover

Suoni metallici che ricordano i Rockets e i Kraftwerk e un video a cartoni animati: così i fratelli La Bionda, reduci dai successi degli Anni ‘70 ottenuti con lo pseudonimo disco D.D. Sound, come “1… 2… 3… 4… Gimme some more!”, virano verso uno stile diverso e una carriera di produttori e autori. Scriveranno pezzi celebri per i Righeira (“Vamos a la playa”, “No tengo dinero”, “L’estate sta finendo”) e colonne sonore, in particolare per i film di Bud Spencer e Terence Hill (“Poliziotto Superpiù”, “Chi trova un amico trova un tesoro”, “Miami Supercops”).


Ma qui siamo ancora nel 1980 e questo è il mondo degli ex D.D. Sound, i fratelli Carmelo e Michelangelo La Bionda, autori e interpreti di “I wanna be your lover”:


I WANNA BE YOUR LOVER

Make contact
Riding in a spaceship 1984
Picking up a signal
Never heard before
I wanna be your lover
I wanna be your lover
I wanna be your lover
Not just be your friend
I wanna be your lover
I wanna be your lover
I wanna be your lover
Not just be your friend
Round control in silence
I’m here all alone
maniac transmission
changes were prove our bones
outeside in the darkness
something waits for me
Now I see his picture
Forming on TV
I wanna be your lover
I wanna be your lover
I wanna be your lover
Not just be your friend
I wanna be your lover
I wanna be your lover
I wanna be your lover
Not just be your friend
I wanna be your lover
I wanna be your lover
I wanna be your lover
Not just be your friend
What’s this thing before me
From the depth of space
Blue and green and slimy
It ain't got no face
Sending back to Houston
Get me out of here
Voices on the speakers
Whispers in my ear
I wanna be your lover
I wanna be your lover
I wanna be your lover
Not just be your friend
I wanna be your lover
I wanna be your lover
I wanna be your lover
Not just be your friend
Wanna be your lover
Wanna be your lover
Wanna be your lover
Not just be your friend..

lunedì 27 luglio 2009

Contessa

Il 7 febbraio 1980 chi era davanti alla televisione per seguire la XXX edizione del Festival di Sanremo, a parte l’irriverente conduzione di Roberto Benigni e Olimpia Carlisi,  notò subito un gruppo e una canzone che spiccavano tra rimasugli degli Anni ‘60 come Bobby Solo, Peppino di Capri e Gianni Morandi e onesti artigiani della musica dei Settanta quali Stefano Rosso, Leano Morelli e La Bottega dell’Arte. Quell’anno vinse – e sarebbe stato l’unico successo in una serie di piazzamenti – Toto Cutugno davanti a Enzo Malepasso e Pupo.

Ma tutti avrebbero ricordato quei ragazzi vagamente punk vestiti con pantaloni neri, camicia bianca e cravatta nera, e soprattutto il cantante, con degli improbabili capelli corti visibilmente tinti di biondo e occhiali da sole con la montatura bianca. Il gruppo erano i “Decibel”, che presentavano “Contessa”, il cantante era Enrico Ruggeri.

 

I Decibel (formati da Enrico Ruggeri. Silvio Capeccia, Mino Riboni e Fulvio Muzio) avrebbero avuto vita breve, solo l’album omonimo, con l’hit “Vivo da re”, la cover di “Ho in mente te” e brevi canzoni d’intonazione punk. Il leader avrebbe invece sfondato presto, diventando un apprezzato cantautore e ora anche un ispirato conduttore televisivo…

 

CONTESSA (Ruggeri-Muzio)

Non puoi più pretendere di avere tutti quanti attorno a te
non puoi più trattare i tuoi amanti come fossero bignè.
Vuoi solo le cose che non hai
parli delle cose che non sai
cerchi di giocare ma non puoi
pensi solamente ai fatti tuoi.

Chi sei contessa
tu non sei più la stessa.

Vuoi che io rimanga nel tuo letto per poi sbattermi su e giù
non ti lamentare se domani non ti cercheremo più.
Ma vorrei soltanto averti qui
sei accattivante già così
ti difendi con il D.D.T.
fai pesare troppo quei tuoi sì.

Chi sei contessa
tu non sei più la stessa.

Pensi che ogni cosa di concreto sia da riferire a te
tu fai la misteriosa per nascondere un segreto che non c'è.
Nel tuo castello come va?
Vivi la tua vecchia nobiltà
non sai neanche tu la verità
vendi a caro prezzo la realtà.

sabato 28 marzo 2009

Super Trouper

Gli ABBA, gruppo cult del pop e della musica disco degli Anni '70, riuscì a estendere il suo successo anche al decennio successivo con un album molto maturo, "Super Trouper", uscito il 3 novembre 1980, ma meditato e lavorato nei nove mesi precedenti.

La canzone più celebre dell'LP, una delle più note in assoluto del quartetto svedese, è "The winner takes it all", ispirata dal divorzio di due dei componenti del gruppo, Björn e Agnetha. "Lay all your love in me", grande pezzo di dance elettronica, segna un ponte tra i due decenni, mostrando la via che avrebbero intrapreso musicalmente gli Anni '80. Da segnalare anche "On and on and on", dedicata ai circoli dell'alta società di Stoccolma, dove gli ABBA sembravano muoversi abbastanza bene...
THE WINNER TAKES IT ALL



I don't wanna talk,
about things we've gone through.
Tough it's hurting me, now it's history. 
I played all my cards. 
And that's what you've done too. 
Nothing more to say, no more ace to play. 
The winner takes it all. 
The loser's standing small.
Beside the victory, it's a destiny. 
I was in your arms, 
thinking I belonged there. 
I figured it make sense, building me a fence. 
Building me a home. 
Thinking I'll be strong there. 
But I was a fool, playing by the rules. 
The gods may throw the dice,
their minds as cold as ice. 
And someone way down here, 
loses someone dear. 
The winner takes it all, the loser has to fall. 
It's simple and it's plain,
why should I complain ?
But tell me does she kiss, 
like I used to kiss you ?
Does it feel the same, 
when she calls your name ? Somewhere deep 
inside, you must know I miss you.
But what can I say ? Rules must be obeyed.
The judges will decide, the likes of me abied.
Spectators on the show, always staying low.
The game is on again. A lover or a friend ?
A victim is so small, the winner takes it all.
I don't wanna talk, if it makes you feel sad ?
And I understand,
you've come to shake my hand.
I apologize, if it makes you feel bad.
Seeing me so tense, no self-confidence.
I just say: the winner takes it all... 

The winner takes it all...


"Super Trouper" entrò nelle top ten di mezzo mondo - primo in Belgio, Olanda, Messico, Svezia, Svizzera, Norvegia, Germania e Regno Unito - ma raggiunse solo il tredicesimo posto in Italia. Il singolo "The winner takes it all", che aveva sul lato B "Elaine", non inclusa nell'album, fu settimo in Italia, primo in Belgio, Irlanda, Sudafrica, Olanda e Regno Unito.

sabato 28 febbraio 2009

QE2

Con "QE2", LP del 1980, Mike Oldfield seguì lo schema dell'album precedente, "Platinum": alternò a lunghi brani strumentali delle canzoni da lui composte, alcune delle quali già incise dagli ABBA e dagli Shadows.


La caratteristica di "QE2", il cui acronimo sta per "Queen Elizabeth 2", nome del transatlantico di lusso varato nel 1967, è la sterminata varietà di strumenti che vi vengono suonati, dal mandolino al banjo, dall'arpa celtica alle percussioni africane, dal vibrafono alle bacchette ritmiche aborigene, dalla cornamusa del Northumbrian ai più sofisticati sintetizzatori elettronici.

Tra i brani da segnalare "Molly", dedicata alla figlia appena nata, e le reincisioni di "Arrival" degli ABBA e di "Wonderful land" degli Shadows, scelti come singoli. Il disco non sfondò sul mercato britannico, nonostante la vendita di 100.000 copie in una settimana, raggiungendo solo il 27° posto nelle classifiche. Invece ebbe un notevole impatto in Germania, dove salì al vertice della hit parade.

In "Taurus 1" e in "Sheba" c'è un ospite d'eccezione alle percussioni, il batterista dei Genesis Phil Collins. Inizia a farsi notare Maggy Reilly, che non è più solo una vocalist.

lunedì 23 febbraio 2009

Fade to grey

Se devo pensare a come definire la vera essenza della musica degli Anni '80 non penso a Bruce Springsteen o ai Dire Straits, ai Police o agli Alan Parsons Project, tutta gente che ha lasciato comunque un bel segno nel decennio: questa è musica che sfonda il tempo, e infatti ancora adesso si ascoltano "Born in the U.S.A.", "Walk of life", "Every breath you take" e "Eye in the sky".

No: è qualcosa di più essenziale, di più propriamente "eighties", una traccia indelebile di quei tempi deve essere rimasta attaccata alla musica. I Duran Duran? Gli Spandau Ballet? Gli A-ha? Già meglio. Ma se penso alla musica degli anni '80 è a Savage che penso, a Gazebo, a Baltimora. E ai Visage...

I Visage spiccarono nei primi Anni '80 con il loro synthpop che diede una bella lustratina al genere battezzato "new romantic", un'evoluzione verso il dolciastro della "new wave". Il brano simbolo è "Fade to grey", che venne messo in commercio il 10 novembre 1980 e scalò le classifiche nel 1981 fino a diventare quarto in Italia e primo in Svizzera e Germania. Un bel pezzo anche per le discoteche con la sua lunghezza di ben 9:28.

Steve Strange, che tra l'altro non era coautore del pezzo, così spiegò la nascita della canzone: "Non molto tempo fa sono stato a Berlino, e attraverso il muro ho dato uno sguardo a Berlino Est [...]; tutto mi appariva cupo e grigio, strano, minaccioso. Subito dopo ho visto un uomo anziano camminare stanco con un bastone. Sì, stanco e deluso dalla vita. È stato in quel momento che l'idea di Fade to Grey aveva preso forma: entrare nella vecchiaia, nell'oscurità, sprofondare nel niente. È questo ciò di cui parla la canzone".

Berlino o no, il significato è plausibile. Comunque, fu lo splendido video, oltre alla bellezza della musica, a favorirne il successo.

La band era composta da Steve Strange, il vero frontman, e dai musicisti Billy Currie e Midge Ure: questiultimi due sarebbero entrati negli Ultravox. E Ure, da solista, nel 1996 avrebbe ottenuto un notevole successo con "Breathe".

FADE TO GREY


One man on a lonely platform
One case sitting by his side
Two eyes staring cold and silent
Shows fear as he turns to hide.

chorus:
Ohoh... We fade to grey,
Ohoh... We fade to grey,
Ohoh... We fade to grey,
Ohoh... We fade to grey,
Ohoh... We fade to grey,
Ohoh... We fade to grey...

verse two:
Feel the rain like an English summer
Hear the notes from a distant song
Stepping out from a back-drop poster
Wishing life wouldn't be so long

chorus:
Ohoh... We fade to grey,
Ohoh... We fade to grey,
Ohoh... We fade to grey,
Ohoh... We fade to grey,
Ohoh... We fade to grey,
Ohoh... We fade to grey

domenica 8 febbraio 2009

IBM 5120


L'IBM 5120 è un computer ibrido uscito nel febbraio del 1980. In effetti era composto da tre pezzi: il Modello 3 5110, l'unità a dischi 5114 e la stampante ad aghi 5103.

L'unità 5114

Costava una bella cifra, allora, nonostante fosse il prezzo più basso per IBM: 9.340 dollari. Ma la sua caratteristica più... imbarazzante era il peso: ben 48 kg!


Il modello 3 5110

La stampante permetteva da 80 a 120 caratteri al secondo. I dati immagazzinabili nelle due unità disco arrivavano a 1.2 MB. La RAM era di 32 KB, il display era un monitor di 9 pollici con colonne da 16 x 64. Venne sostituito nel settembre 1981 dall'IBM 5150.

La stampante 5103


giovedì 1 gennaio 2009

Happy New Year

Gli ABBA spopolarono nel Capodanno 1981 con un brano estratto dal loro album "Super Trouper", uscito il 3 novembre 1980, quello che contiene la celeberrima "The winner takes it all".

La canzone di fine anno, uscita come singolo, era "Happy New Year": l'eurodisco degli ABBA servì a movimentare i veglioni di mezzo mondo ed è ancora adesso un classico, tanto da essere uscita anche in versione spagnola con il titolo "Felicidad" e da essere ristampata nel 1999 e, sull'onda del successo del film "Mamma mia!", anche nel 2008.




HAPPY NEW YEAR

No more champagne
And the fireworks are through
Here we are, me and you
Feeling lost and feeling blue
Its the end of the party
And the morning seems so grey
So unlike yesterday
Nows the time for us to say...

Happy new year
Happy new year
May we all have a vision now and then
Of a world where every neighbour is a friend
Happy new year
Happy new year
May we all have our hopes, our will to try
If we dont we might as well lay down and die
You and I

Sometimes I see
How the brave new world arrives
And I see how it thrives
In the ashes of our lives
Oh yes, man is a fool
And he thinks hell be okay
Dragging on, feet of clay
Never knowing hes astray
Keeps on going anyway...

Happy new year
Happy new year
May we all have a vision now and then
Of a world where every neighbour is a friend
Happy new year
Happy new year
May we all have our hopes, our will to try
If we dont we might as well lay down and die
You and I

Seems to me now
That the dreams we had before
Are all dead, nothing more
Than confetti on the floor
Its the end of a decade
In another ten years time
Who can say what well find
What lies waiting down the line
In the end of eighty-nine...

Happy new year
Happy new year
May we all have a vision now and then
Of a world where every neighbour is a friend
Happy new year
Happy new year
May we all have our hopes, our will to try
If we dont we might as well lay down and die
You and I




NOTA: da oggi "IL CUBO DI RUBIK" perde la sua cadenza quotidiana di aggiornamento: sarà comunque rinnovato con almeno un post ogni settimana.

mercoledì 31 dicembre 2008

L'alba degli Anni '80

New York, Times Square. È il 1979, ancora per pochi secondi. In diretta sulla CBS nascono gli Anni '80...


Buon 2009!

mercoledì 17 dicembre 2008

Sinclair ZX80

Nel febbraio 1980 la ditta americana Sinclair mise in vendita un computer ad un prezzo stratosferico: era il primo ad essere sul mercato a meno di 200 dollari, ne costava infatti 199,95.

Lo ZX80 era disponibile anche in kit di montaggio ed era un prodotto divertente e utile ma anche molto piatto, almeno per gli standard successivi: non aveva interfaccia per suono e colore e il BASIC di programmazione usava esclusivamente numeri, la tastiera era leggera e difficile da usare. Inoltre i programmi giravano in modo lento. Non aveva chip video: era la CPU a 3,25 MHz (prodotta dala NEC) a svolgere tutte le funzioni. Lo schermo conteneva 22 x 32 righe di testo, la RAM era di 1K, estensibile a 64K. Tra gli accessori la stampante termica e il registratore di dati a cassette.

Ne vennero venduti 70.000 esemplari prima di essere superati l'anno dopo dal nuovo ZX81, che costava addirittura la metà.


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