Capodanno negli Anni ‘80: la prima cosa che mi viene in mente sono gli allucinanti spettacoli televisivi registrati delle reti Fininvest dove tutti aspettavano a reti unificate con aria finta che arrivasse una finta mezzanotte di un finto Capodanno.
Ecco il promo per il Capodanno 1987, introdotto da Marco Columbro: i grandi nomi delle reti Fininvest ci sono tutti, dai presentatori ai cantanti, dai comici alle ballerine. E un nome inaspettato, sparato lì per ultimo come un botto: Roberto Benigni.
Nella “fauna” di Drive in, la trasmissione cult degli Anni ‘80 c’era una guardia giurata molto particolare, Vito Catozzo, uno dei più riusciti personaggi di Giorgio Faletti, allora comico televisivo e non ancora affermato giallista e attore cinematografico.
Vito Catozzo, meridionale di Scuncellata a mare, raccontava dei suoi interventi “eroici” (Vaccelo a chiedere a Toto il guercio chi è Vito Catozzo. Ti dirà: Vito Catozzo chi? Ma con rispetto, mondo cano!) e parlava della propria famiglia in un italiano sgrammaticato: dalla moglie Derelitta, alta 1 m e 40 e del peso di 140 kg, “praticamente un cubo”, al figlio gay Oronzo (che lui si ostinava a credere un impenitente dongiovanni contro ogni evidenza). Vito Catozzo era un fan sfegatato di Adriano Celentano, si dichiarava “macchio” (macho) e terminava ogni frase con il tormentone “porco il mondo che ci ho sotto i piedi”.
Mi sa che pochi si ricorderanno “Il Buggzzum”, quiz andato in onda nel 1981 e nel 1982 alle 20.00 su TeleMonteCarlo – l’odierna La7 – che trasmetteva programmi al limite dello sperimentale ma proprio per questo interessanti, condotti generalmente da voci dell’emittente radiofonica di lingua italiana del Principato.
“Il Buggzzum” era un oggetto misterioso da indovinare: veniva proposta un’immagine e il pubblico in sala doveva porre delle domande alle quali il conduttore poteva rispondere solo “sì” o “no”. Quando la risposta era affermativa, il concorrente vinceva qualcosa; il montepremi intanto cresceva e cresceva e l’oggetto rimaneva misterioso per giorni. Uno di essi era, pensate un po’, una “scatola per solini inamidati”.
Il conduttore era il simpatico Roberto Arnaldi, voce di RMC.
Dal quiz venne realizzato anche un gioco in scatola.
Visto il successo sulle reti Fininvest di game show come “Tra moglie e marito”, “M’ama non m’ama” e “Il gioco delle coppie” Rai Due nel 1988 pensò bene di lanciarsi nel settore: il programma era “Conto su di te” e debuttò il 29 gennaio per concludersi il 27 maggio. Lo presentava Jocelyn, affiancato da una giovanissima Emanuela Folliero. Enzo Beruschi, reduce dal Drive In di Italia 1 fungeva da arbitro sui generis.
Tre coppie di concorrenti (rigorosamente marito e moglie) si sfidavano in vari giochi per eliminare una coppia. Poi si sconfinava nell’ambito di “Tra moglie e marito” grazie allo sponsor Postal Market: le coppie dovevano indovinare cosa avrebbe scelto dal catalogo (ristretto) il partner.
La coppia vincente partecipava al gioco finale: una macchina rovesciava sul tavolo una bella quantità di banconote da 50.000 lire e il marito doveva contarle: solo riuscendo a contarle esattamente le poteva vincere. Per ostacolarlo, venivano poste delle domande alla donna: ogni volta che questa sbagliava si scatenava un disturbo, da galline sul tavolo a un clown che spalmava di maionese il viso dell'uomo, da donne provocanti che danzavano a ventilatori che scompigliavano le banconote.
L’anno successivo il programma venne condotto da Rosalinda Celentano e Pietro Ghislandi, ventriloquo con il pupazzo Giosellino. Andò in onda di venerdì, dal 3 febbraio al 2 luglio. Poi, naturalmente, venne soppresso.
Nel 1985 tutti noi che seguivamo Drive in facemmo la conoscenza di un nuovo personaggio, il bocconiano calabrese fuori sede. Lo interpretava Sergio Vastano, un cabarettista romano trentatreenne. Il “bocconiano”, studente di Economia e Commercio alla prestigiosa Università Bocconi di Milano, entrava in scena tra le auto, i bar e le “ragazze fast-food” e incominciava a raccontare la sua storia. Invariabilmente si arrivava a qualcosa legato al numero 18 e lì il bocconiano, con spiccato accento calabrese, che fosse l’amaro 18 Isolabella o l’autobus numero 18, gridava: “Ma io il 18 lo rifiuto! Ha capito? Io il 18 lo rifiuto” giocando naturalmente sulla votazione universitaria, dove il 18 equivale alla sufficienza minima.
Sandra Mondaini è scomparsa ieri, appena cinque mesi dopo la morte dell’adorato marito Raimondo Vianello: non ha resistito senza di lui. “Ha cominciato a morire quel giorno” come ha detto Pippo Baudo.
Anche nel corso degli Anni ‘80 lavorò naturalmente con lui: “Attenti a noi due” e “Attenti a noi due 2” rinnovarono i grandi varietà della coppia nel 1982 e nel 1983, dopo il passaggio alla Fininvest di Silvio Berlusconi (ora Mediaset). Proposero anche “Sandra e Raimondo Show”, nel 1987, loro ultimo grande varietà. Vianello passò ai quiz e lei lo seguì come ospite a “Zig zag” tra il 1984 e il 1986 e poi al “Gioco dei 9" dal 1988 al 1991.
Gli Anni ‘80 sono però per Sandra Mondaini il periodo di Sbirulino, il pagliaccio inventato a “Noi no” nel 1977 e lanciato in grande stile per la gioia dei più piccini da “Io e la Befana”, il programma abbinato alla Lotteria Italia 1981, e dalla sua appendice “Fantastico Bis”. Sandra replicava il successo di Scaramacai, il clown di Pinuccia Nava degli Anni ‘60, e probabilmente riversava in Sbirulino il suo istinto materno frustrato dalla mancanza di figli. Nel 1982 uscì anche un film, “Sbirulino”, per la regia di Flavio Mogherini, con sceneggiatura di Sandro Continenza e dello stesso Raimondo Vianello.
È lui o non è lui? È lui o non è lui? Cerrrto che è lui!
Chi offre qualcosa? Chi offre qualcosa? Come dice? 1.500? Aggiudicato.
Sono tormentoni dell’«Asta tosta» (“oggetti tosti per tutti i gosti”) di "Drive in”, nella quale un giovane Ezio Greggio parodiava le vendite televisive che cominciavano allora a riempire i palinsesti delle televisioni locali. Il personaggio immancabile era sempre l’immaginario pittore Teomondo Scrofalo, con la stessa opera terribilmente kitsch, di volta in volta presentata con titolo diverso. Non mancavano improbabili oggetti riferiti ai personaggi più in voga del momento e a quelli più chiacchierati sui giornali di gossip: Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Johnny Dorelli, Alida Chelli. E c’erano anche agganci all’attualità politica, come nel caso della contestazione in Piazza Duomo con lancio di ortaggi al segretario della UIL Benvenuto.
Raimondo Vianello, scomparso ieri alla soglia degli 88 anni, nel decennio del cubo di Rubik fu uno degli artefici della svolta che portò al successo la televisione commerciale. Fu nel 1982 infatti che, con la moglie Sandra Mondaini, con Corrado e Mike Bongiorno, arruolato personalmente dal patron di Fininvest, l’imprenditore rampante Silvio Berlusconi, traslocò armi e bagagli da “mamma” Rai per intraprendere questa nuova avventura.
Se in Rai fu protagonista esclusivamente dei grandi varietà serali, da “Un, due, tre” a “Tante scuse”, sui canali del Biscione, forse anche grazie alla maggiore possibilità di sperimentare che la nuova televisione consentiva, Vianello portò il suo umorismo di tipico stile britannico, ironico e mordace, nel mondo del quiz prima, della sit-com poi, e addirittura, negli Anni ‘90, nel paludato mondo del calcio, conducendo “Pressing”.
da “ATTENTI A NOI DUE” (1982)
Ma restiamo negli Anni ‘80: il primo programma fu un varietà sulla Rai, “Stasera niente di nuovo”, cui seguì nel 1982 “Attenti a noi due”, prima esperienza con Canale 5: scenette, balletti, risate irresistibili negli sketch con Sandra. Nacque forse lì l’idea di “Casa Vianello”, una longeva sit-com apparsa nel 1988 e durata fino a che le forze, soprattutto di Sandra, bastarono: gli sketch dei varietà si dilatarono fino a diventare telefilm, sempre con la stessa graffiante forza e con la geniale trovata del finale a letto con Sandra che sbuffa “Che barba che noia che noia che barba” agitandosi tra le lenzuola mentre Raimondo la degna solo di qualche sguardo continuando impassibile a leggere la Gazzetta dello Sport. Ecco, se dovessi disegnare una vignetta per commentare la morte di Raimondo Vianello, rappresenterei quel letto, con Sandra in lacrime e la Gazzetta dello Sport piegata sul cuscino vuoto.
Raimondo da solo, raramente affiancato da Sandra, si cimentò anche con il mondo del quiz: era perfetto quel suo stile compassato e ironico, sapeva prendere in giro i concorrenti con un atteggiamento quasi cinico, ma riusciva a metterli a loro agio. Prima fu “Zig Zag” con Simona Mariani e poi “Il gioco dei 9”, passato a Gerry Scotti qualche anno più tardi.
PROMO PER “ZIG ZAG”
Un personaggio così non si può che rimpiangere, anche perché nessuno nella moderna televisione sembra in grado di raccogliere la sua eredità.
Negli anni ‘80 c’era una trasmissione televisiva pomeridiana che accompagnava i doposcuola di liceali e universitari: Deejay Television. Andò in onda prima in seconda serata su Canale 5 e poi al pomeriggio su Italia 1 dal 1983 al 1990, grazie al genio musicale di Claudio Cecchetto, che individuò un target adatto e approfittò della mania per i videoclip che cominciava a dilagare. In pratica portò Radio DeeJay in tivù. Il programma, che trasmetteva video e intervistava i personaggi della musica internazionale, aveva conduttori che avrebbero poi sfondato nel sistema televisivo o dello spettacolo: Gerry Scotti, Jovanotti, Amadeus, Fiorello, Kay Rush, Linus, Albertino, Sandy Marton, Leonardo Pieraccioni.
La primissima puntata (notturna)
La sigla del 1984 (Taffy, Walking into the daylight)
Linus
Jovanotti conduttore nel 1987
Kay Rush presenta una sezione del programma, Video Special
Gianni De Berardinis? Chi era costui? Chi seguiva le trasmissioni musicali negli Anni ‘80 certamente se ne ricorderà. Nel 1981 e nel 1982 il ragazzo, allora non ancora trentenne, conduceva su RaiUno “Discoring”, il programma serale con hit parade, video e esibizioni in studio. Come molti altri artisti diede fiducia alla nuova televisione della Fininvest, Canale 5, approdandovi nel 1982 per condurre un paio di edizioni di “Popcorn”, il seguitissimo contenitore musicale quotidiano, e partecipare alla “Buona domenica” di Maurizio Costanzo. Nel 1986 torna in Rai, al timone ancora una volta di “Discoring” e, l’anno successivo, di “Saint Vincent estate.
Poi Gianni torna al primo amore, la radio: era partito nel 1976 da Radio Luna per arrivare a Radio Monte Carlo, dove condusse programmi fino al 1983. Dal 1989 è a RTL 102,5 e a RMC. Ora lo potete ascoltare su Radio Dimensione Suono RDS. Ma al suo attivo De Berardinis ha anche brani musicali, produzioni e collaborazioni come chitarrista in alcuni album di Mauro Pagani, Rossana Casale, Angelo Branduardi e Massimo Bubola.
Le rivoluzioni cominciano spesso in sordina, con un evento che passa quasi inosservato. La notte tra il 1° e il 2 aprile del 1984 sulle frequenze di una oscura televisione privata, Elefante TV, dal Ciocco, presso Lucca, iniziò l'avventura delle televisioni musicali europee. La nuova emittente trasmise il primo video di una lunga serie, "All night long" di Lionel Richie.
Proprio di quello era fatta quella televisione, che si chiamava "Videomusic": videoclip, informazioni musicali, eventi live dedicati al pubblico giovane. E senza pause: 24 ore su 24, eccetto naturalmente la pubblicità. Divenne subito un cult e un punto di riferimento: la solita televisione della RAI e quella nascente di Fininvest, che scopiazzava la TV di stato, apparvero subito giurassiche. Si sognavano programmi come "Hot line", "Rock revolution", il mitico "Roxy Bar" di Red Ronnie, o il VMgiornale, informale Tg d'avanguardia.
La famiglia Marcucci, che la gestiva, si trovò a dover vendere l'emittente nel 1995: la comprò Vittorio Cecchi Gori e in due anni per Videomusic fu la fine: accorpata a TMC come secondo canale, quasi subito venne trasmessa solo per mezza giornata e poi perse il logo VM e la sua fisionomia. Peccato...
Per tutti gli Anni '80 al mezzogiorno della domenica c'era un appuntamento imperdibile: su Canale 5 andava in onda "Superclassifica Show", il programma musicale che comunicava l'hit parade di Sorrisi e Canzoni TV. Era stato lanciato nel 1977 su varie emittenti locali, compresa Telemilano 58, che si sarebbe trasformata in Canale 5.
La sigla di testa e quella di coda erano identiche: un'animazione con protagonista Oscar, il Supertelegattone, un enorme gatto pacioccone in tuta da supereroe che abitava sui tetti tra le antenne. Cantava con la voce di Franco Rosi: l'imitatore era l'anima del programma, isieme con l'ideatore e conduttore Maurizio Seymandi: dava la voce anche al DJ SuperX, una palla stroboscopica dal volto vagamente antropomorfico che leggeva la classifica.
Il conduttore in carne ed ossa, il rosso Maurizio Seymandi, intervistava gli ospiti, che proponevano la loro canzone rigorosamente in playback.
La trasmissione si concluse nel 1995.
SIGLA 1985
IL TESTO DEL 1988
Sono il telegattone, maoo! Rambo Rocky Sting e Lucio Dalla grazie a me stan sempre a galla Per l'attore ed il cantante sono un premio inebriante Supertelegattone Miao Gullit Biagi Prinz e Ramazzotti io li ho visti ragazzotti senza me il Kabir Bedi non sarebbe che un baby Come un supergatto io vedo dentro ai fatti dal satellite artificiale vi racconto la TV locale Sono un gatto su tetto che ascolta tutto come fosse la prima volta Con la faccia a TV u u u Questi baffi all'insù su su su Gli occhi più blu blu blu blu blu blu blu blu blu di Paul Newman! Se vi piace chiamatemi Oscar.
Il Tris (noto agli anglosassoni come tic-tac-toe) è un gioco famosissimo e semplicissimo da fare in due: su una griglia di tre caselle per tre occorre apporre uno alla volta il proprio simbolo, una X o una O, allo scopo di infilarne tre consecutivi in diagonale, orizzontale o verticale.
Ebbene, nel 1966 la CBS ne trasse un quiz televisivo, chiamato "Hollywood Squares": l'enorme tabellone, una sorta di "condominio" di caselle, ospita nove vip, comodamente seduti. Ognuno di essi, quando chiamato dal concorrente, formula una domanda spesso bizzarra che prevede una risposta del tipo vero/falso. Se la risposta è corretta, il concorrente appone il suo simbolo sulla casella.
Nel 1988 la Fininvest pensò bene di importare il format, lo intitolò "Il gioco dei 9" e lo mise in onda su Canale 5, affidandolo alla conduzione di Raimondo Vianello. Tra i VIP c'era molto spesso Sandra Mondaini, che presentava anche i suoi otto "colleghi". Al termine della puntata il concorrente che aveva realizzato più tris aveva l'opportunità di vincere un'automobile: doveva scegliere tra cinque chiavi, sedersi al volante ed avviarla. Se l'auto non partiva, avrebbe potuto riprovare il giorno dopo, con una chiave in meno, e così di seguito, fino ad essere certo di vincerla la quinta sera!
Vianello lo condurrà anche nell'edizione 1989/90, prima di cedere la mano a Gerry Scotti, giunto sulla rete ammiraglia dalla giovanile Italia 1. "Il gioco dei 9" passerà nel 1992 su Italia 1 per poi essere cancellato ed essere stancamente riproposto nel 2004 da Enrico Papi.
Il 14 novembre 1983 su Rete 4 esordì "M'ama non m'ama", trasmissione tratta da un format americano: il conduttore era un debuttante, Marco Predolin, disc-jockey di Radio Monte Carlo, affiancato dalla ex valletta di Mike a "Rischiatutto", Sabina Ciuffini. Tra gli autori figuravano Paolo Limiti e Marco Balestri.
Il programma era semplice: ragazzi e ragazze si alternavano sull'enorme margherita dai petali illuminati che costituiva la scenografia, il loro compito era di rispondere a quiz di cultura generale e di avanzare di casella in casella per conquistare la "preda". Una risposta errata faceva naturalmente retrocedere di un petalo, allontanando la preda ed il conseguente premio.
Molti dei concorrenti erano in effetti dei giovani che cercavano di sfondare nel mondo dello spettacolo: vi parteciparono Francesca Dellera, Paola Ferrari, Simona Tagli, Corrado Tedeschi, Emanuela Folliero e Giorgio Mastrota. Andò in onda dal lunedì al sabato alle 19.30 per due stagioni, prima di essere sostituito dal "Gioco delle coppie". Nel 1984 Ramona dell'Abate sostituì la Ciuffini.