martedì 24 marzo 2009

L'eterno ritorno degli Anni 80

Sulla "Stampa" di oggi, martedì 24 marzo 2009, c'è un interessante articolo scritto da Marinella Venegoni, giornalista esperta di musica e spettacolo. Parla della riunificazione di un gruppo storico, gli Spandau Ballet, dopo anni di liti. Partendo dalla notizia, la Venegoni traccia un interessante ritratto di quei fantastici anni:

Spandau & C. l'eterno ritorno degli Anni 80

MILANO

Mancava qualche ritocco al revival degli 80, ma ora il quadro è completo con l’annuncio (clamoroso, in quel campo) che i componenti degli Spandau Ballet si riuniscono dopo venti anni giusti di battaglie in tribunale: e non solo hanno fatto pace, ma domani a Londra - da una nave da guerra ormeggiata sul Tamigi - annunceranno alla grande una rentrée; pare di sentire la pronuncia un po’ cockney dell’ora 48enne Tony Hadley che promette (come ha già fatto): «Certo, ci sarà nostalgia, ma non solo. Contiamo di incidere nuovo materiale, andremo in tour». Eccoli là, per questo si sono riformati, per i tour che sono l’ultima vacca da mungere nel musicbusiness: da tempo ci hanno già pensato i loro antichi rivali, i Duran Duran, che hanno sfornato qualche dimenticabile opera discografica ma nel live hanno avuto buoni risultati. 

Sul dualismo Spandau vs Duran si fondarono all’epoca adolescenze e credenze, si ruppero amicizie, si organizzarono cortei, in disuso dal decennio precedente. Ma, Spandau o Duran, era tutta materia di sogni femminili, comunque. I ragazzi badavano meno alla musica dei gruppi e più a come si vestiva questo o quell’altro; da lì il macho cominciò a diventare un po’ più micio, con giovanotti impegnati a costruire l’icona del paninaro - dai luoghi scelti per gli incontri, votati al fast food - indossando il giusto Monclair, le scarpe Timberland, la cintura El Charro, i jeans Levi’s 501, e insomma tutto un repertorio dal quale, se si sgarrava, si finiva out. 

Già, perché gli 80 furono soprattutto anni di vestiti, con la nascita del look dopo un’era di gonnellone ed eskimo, Clarks e studiata transandatezza: ed è un vizio che, da allora, più nessuno è riuscito a togliersi. Il decennio portò in trionfo l’istituzione Top Model, con la santificazione di signorine come Cindy Crawford, Carla Bruni, Linda Evangelista, Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Jerry Hall. Dee indiscusse, che misero in crisi l’istituzione Miss Qualcosa; finirono come ognuno ancora sa, spesso sposate benissimo. Spalle larghe (in vari sensi) e vita stretta, furono le regine del jet-set in un mondo che spasimava per il futuro ma ancora comprava enciclopedie cartacee a rate, e si fermava alle cabine telefoniche per comunicare. 

Un mondo ottimista, in crescita, che badava agli affari, disinvolto e confuso in politica, con ancora i leader di tanti partiti a baruffare per il primato ma anche con l’antenato di Berlusconi - Craxi - insediato da metà del decennio saldamente alla guida di un’Italia che si sarebbe svegliata brutalmente solo 7 anni dopo, al suono delle monetine lanciate al leader socialista. Un’Italia con ancora poche reti, che si riuniva davanti alla tv all’ora di cena per non perdersi in Drive In Tini Cansino e le sue tette (altro mito rimasto in voga fino ai nostri giorni) o le cosce di Lory Del Santo: una scoperta, quest’ultima, di Renzo Arbore, che dall’85 avrebbe creato un linguaggio con Quelli della notte, dove amabilmente si prendevano in giro i vizi dell’epoca quasi fossero un gioco, mentre un implume e ancora povero Roberto D’Agostino, dal suo pulpito arboriano pontificava sull’edonismo reaganiano e su Milan Kundera. 

Tutto questo succedeva, mentre gli Spandau Ballet, infilati nel movimento new-romantic, rimanevano a lungo un monumento all’inutilità musicale, finché non imbroccarono un singolo, True, che li portò avanti nel decennio, e insegnò loro la strada da percorrere. Occhi truccati (come del resto oggi Morgan e all’epoca Robert Smith dei Cure), melodie suadenti, sembrarono sempre piuttosto improbabili, anche quando Tony Hadley cantava fingendosi ispirato Through the Barricades, l’ultimo pezzo di successo della band, e nel videoclip appariva con i volantini che gli piovevano sul bomber - simile a quello indossato l’altro giorno da Ruggeri per cantare alla convention del neonato PDL - ed esibiva collanette sul girocollo nero, mentre furoreggiava alle sue spalle un sax: quello stesso sax su cui si ammazzano ora i fan dei Killers, che proprio non lo vogliono sentire. Una colonna sonora non granché, quella degli 80, in verità. Se in quel periodo non fossero arrivati alla fama gli U2, davvero ci sarebbe poco da ricordare: Spandau Ballet e Duran Duran, checché se ne dica, furono soprattutto fenomeni di costume.



Ah, dimenticavo... gli Spandau Ballet:

4 commenti:

Matty ha detto...

che canzone che hai scelto!

DR ha detto...

È la mia preferita degli Spandau - forse per quel giro di sax. Naturalmente li preferivo ai Duran Duran. Gli U2 citati nell'articolo della Venegoni non erano poi così importanti negli '80: la loro fortuna è di essere sopravvissuti intatti fino ad ora. Bravi, certo, ma non così tanto "eighties".

Matty ha detto...

oddio anche i duran han fatto i loro bei pezzoni dai

DR ha detto...

Certo, anche i Duran, ma li ho apprezzati di più dopo... "Hungry like the wolf". ad esempio, "Girls on film", "Rio"... non proprio i pezzi più celebri.

LinkWithin

Blog Widget by LinkWithin