venerdì 11 luglio 2008

Campioni del mondo!


L'11 LUGLIO 1982
La notte più bella di sempre

Sarà stata forse la gioventù o quell’estate calda che fioriva di magliette rigate ed espadrilles. Sarà stato l’amore che volava nell’aria con ali di farfalla e mi faceva camminare in cielo.
Quella sera per sempre resterà nello scrigno prezioso dei ricordi: l’ansia, le strade deserte, milioni di persone davanti alla tivù. E lo sconforto al rigore fallito, il timore di un segno del destino cresciuto nel corso dell’intervallo. Poi la gioia del gol di Paolo Rossi, l’urlo di Tardelli nella sera, Altobelli che infilava Schumacher e Pertini che diceva “Non ci prendono più”, le bandiere allo stadio Bernabeu, mille luci la sera di Madrid.
L’arbitro Coelho col pallone in mano ed il triplice “Campioni del mondo” di Martellini con voce strozzata, la Coppa del Mondo data dal re a Dino Zoff e mostrata all’Italia, al mondo intero con grande fierezza.
Le strade si riempirono di gente, di auto e moto, di gioia e tricolori: io sventolavo davanti al cancello la mia bandiera ed i miei diciotto anni mentre alla televisione c’era “Discoring” e Giuni Russo cantava alla notte più bella di sempre “Un’estate al mare“.








LA CRONACA DELL'ANSA


Mundial - Italia campione del mondo
(dall'inviato dell'Ansa Fabio Masotto)Madrid, 11 luglio

È stupendo. Si stenta a crederlo. L'Italia è campione del mondo. Lo è per la terza volta. Nessuno ha fatto meglio. Dopo 44 anni, dopo nove tornei anche amari, torna in possesso del più prestigioso trofeo dello sport più popolare e bello del mondo. ha vinto il mondiale più grande della storia, il primo a larga partecipazione. Lo ha vinto da assoluta protagonista. Il batticuore non cessa. I palpiti intensi sono durati poco più di un'ora fino al 69', quando Tardelli ha messo al sicuro la leggendaria vittoria con il secondo magnifico gol, seguito di dodici minuti al primo siglato da Rossi, il Manolete di España '82, la stella del Mundial, capocannoniere della manifestazione iridata con sei reti. Poi è venuto il terzo gol, a nove minuti dal termine, segnato da Altobelli, ed il trionfo è diventato apoteosi. Adesso il mondo del pallone sta lì, sotto i piedi degli azzurri saliti sul trono più alto. Lì sul campo i giocatori italiani si abbracciano, si passano di mano in mano la preziosa coppa d'oro, se la stringono con giusto orgoglio, la levano al cielo offrendola simbolicamente al pubblico mentre eseguono festosi il tradizionale giro di campo del trionfo.
Cinquantamila spettatori italiani sugli spalti sventolano vessilli, suonano trombe, intonano cori. In tribuna il presidente della Repubblica Pertini è visibilmente emozionato. È festa immensa: un brivido, un sogno realizzato. I campioni d'Europa della Germania sono stati travolti per 3 a 1, punteggio anche equo nonostante l'Italia abbia sbagliato un calcio di rigore dopo neppure mezz'ora di gioco con Cabrini, un errore che aveva momentaneamente gettato lo sconforto tra i sostenitori italiani. Il risultato, comunque, rispecchia l'andamento della partita e i valori espressi dalle squadre. primo tempo a favore dei tedeschi, ripresa di netta marca azzurra. E l'Italia ha vinto con la solita arma tattica del contropiede unita a quella ancora più efficace della volontà e del cuore. Si sono battuti tutti da leoni, come ormai avevano abituato il mondo nella seconda parte della rassegna iridata. Il contropiede ha pagato ancora e alla fine ha umiliato anche i tedeschi, campioni del vecchio continente. Gli azzurri hanno lavorato gli avversari ai fianchi nel primo tempo lasciando che essi sfogassero energie che avevano sorprendentemente ritrovato dopo l'estenuante semifinale con la Francia. Li hanno controllati davanti alla porta di Zoff per poi uscire alla distanza e colpirli, impietosamente.
Un gol di ''Pablito'', azzurra stella del Mundial, un altro di Tardelli ed infine uno di Altobelli: la Germania è finita k.o., è stata messa kaputt. Ad essa, comunque, va l'onore delle armi per essersi battuta con vigore, grinta, per essere riuscita nel finale a cogliere il meritato gol della bandiera con Breitner, il suo più irriducibile giocatore. È stato il trionfo degli azzurri, maanche quello di Bearzot che ha saputo credere nella squadra e le ha dato i giusti equilibri e che ha anche rischiato quando era necessario. Ha rischiato grosso anche stasera schierando, in assenza dell'infortunato Antognoni il giovane Bergomi, al quale ha affidato nientemeno che Rummenigge. Con un terzino-stopper in più in squadra, Bearzot ha così accentuato l'assetto difensivo della formazione. Qualche difficoltà si è incontrata nel primo tempo a centrocampo, dove Tardelli e Oriali non sono riusciti ad esprimersi in fase di spinta come sperato, lasciando così un po' troppo isolate le punte Rossi e Altobelli (quest'ultimo subentrato a Graziani, infortunatosi dopo soli sette minuti). Ma proprio facendo diga sulla tre quarti, la squadra ha potuto frenare l'impeto dei tedeschi per poi imporre una maggiore freschezza e gli abituali schemi di controffensiva.

Il tema della finale si è disegnato fin dai primi minuti, si può dire fin dall'annuncio delle formazioni, quando si è appreso che l'Italia avrebbe giocato 'bloccata indietro' . Questi gli accoppiamenti che hanno imposto gli azzurri: Bergomi - Rummenigge, Cabrini - Kaltz, Collovati - Fischer, Gentile - Littbarski, Oriali - Dremmler, Tardelli - Breitner, Conti - Briegel, Rossi - K. Forster, Graziani (Altobelli) - B. Forster. È accaduto così che il ruolo di propulsore della squadra sia toccato a Cabrini che avendo da controllare un terzino fluidificante finché si vuole ma sempre un difensore (Kaltz), si è trovato spesso senza avversari nella zona sinistra del campo. per tutto il primo tempo però l' azzurro non ha insistito la spinta riservandosi di farlo, con tutta la squadra, proprio nella ripresa quando è esploso il contropiede azzurro. I duelli più avvincenti della finale sono stati quelli tra Bergomi e Rummenigge e tra Collovati e Fischer prima e Hrubesch dopo. I due azzurri sono stati autentici giganti in retroguardia, settore al solito sorretto da un attentissimo e tempista Scirea. Il giovane Bergomi , opposto all' asso biondo tedesco è stato a dir poco impeccabile riuscendo anche ad anticiparlo e comunque non dandogli mai spazio per il tiro. Ma che dire di tutti gli altri? Di Conti, ad esempio, che è stato instancabile nel lavoro di raccordo fra centrocampo e punte, che ha trovato anche modo di esibirsi nei suoi numeri preferiti in dribbling ma che è stato anche essenziale in attacco tanto che suo è stato l'assist del terzo gol azzurro di Altobelli. Oriali è stato maltrattato dai centrocampisti avversari ma non si è mai sottratto dalla zona calda del centrocampo e con coraggio e abnegazione ha svolto il ruolo richiesto. Tardelli è stato il solito condottiero a centrocampo, l' anima della squadra. Sempre in movimento, sempre pronto a interpretare le sfumature della partita. Ma la stella è stato ancora una volta Paolo Rossi che ha avuto il grande merito di sbloccare il risultato al 57' sfruttando un traversone a seguire di Gentile messo in moto da una punizione a sorpresa di Tardelli.
Con il consueto grande movimento ha corredato la sua prestazione di eccellenza. Anche Altobelli si è inserito nello spirito della squadra lottando su ogni pallone, cercando perfino di fare pressing in assenza di Graziani ed anche per lui è venuta la soddisfazione del gol.


La Germania è sembrata quasi impreparata di fronte alla determinazione dell'Italia. Se l'attendeva vigorosa ma non pensava certo di trovarla così ricca di inventiva e di schemi alternativi. Hanno tentato di ancorarsi sulla fredda padronanza dei propri mezzi, sulla calma, sulla imperturbabilità ma contro la frizzante Italia di questa sera c' era poco da fare. Breitner, il Tardelli tedesco, si è dannato l' anima per cercare spazi in fase risolutiva ma contro il muro azzurro si è sempre infranto l'attacco tedesco. Derwall, sul 2 - 0 per l' Italia, ha tentato anche di rafforzare la prima linea inserendo il gigantesco Hrubesc al posto del centrocampista Dremmler ma anche il biondo ariete tedesco è dovuto capitolare. L'Italia è dunque campione del mondo con pieno diritto. Dopo un incerto avvio nella prima fase, la squadra di Bearzot si è nettamente imposta nel girone di Barcellona piegando Argentina e Brasile con due vittorie molto sofferte e tenacemente volute, quindi sullo slancio ha scavalcato la semifinale con la Polonia con perentoria autorità ed ha vinto con esaltante merito la finalissima. La Germania, favorita prima della rassegna, è caduta proprio nella sfida decisiva. agli azzurri, oltre al titolo, vanno le simpatie e la gratitudine degli appassionati di calcio di tutto il mondo per le emozioni che hanno saputo offrire nel Mundial. Adesso è perfino un peccato che sia finito: da questa Italia , se fosse continuato, sarebbero certamente venute altre imprese leggendarie.



LA TELECRONACA DI NANDO MARTELLINI


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