sabato 13 dicembre 2008

Polonia 1981

Oggi la Polonia è uno degli stati membri dell'Unione Europea, un paese in crescita che ha dolorosamente affrontato il proprio passato con la "lustracija", la controversa legge che imponeva a politici e intellettuali di dichiarare se avessero collaborato con il regime comunista. L'ultranazionalismo non ha però giovato al premier Jaroslaw Kaczinskij, malamente bocciato alle elezioni del 2007. Ma nell'estate e nell'autunno del 1981, la Polonia fu al centro del mondo quando il regime del generale Jaruzelski represse duramente la pacifica rivolta dei sindacati di Solidarnosc, scoppiata nei cantieri di Danzica ed estesasi in breve a tutto il paese come un incendio. Il 13 dicembre un colpo di stato represse tutte le libertà, come era già accaduto con i governi-satellite di Mosca in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1968.



Ecco come racconta l'Ambasciata polacca in Italia quei travagliati Anni '80:

La Chiesa cattolica, che era portavoce non solo della fede ma anche di fermi principi morali e delle tradizioni nazionali ebbe un'influenza particolare sull'atteggiamento dei polacchi. L'elezione a papa del cardinale Karol Wojtyla (ottobre 1978) e il suo viaggio pontificio in Polonia nel giugno 1979, segnano una grande svolta nella storia contemporanea della Polonia. La società polacca ritrovò la sua unità, forza e senso della dignità. Nell’estate del 1980 la Polonia fu travagliata da una ondata di scioperi. Lech Walesa si trovò a capo del comitato di sciopero dei Cantieri Navali di Danzica. Gli intellettuali polacchi si impegnarono nella protesta nella veste di consiglieri. Le autorità furono costrette a dare il loro consenso alla creazione di sindacati liberi, così, nel corso di due mesi, sorse l'enorme "Solidarnosc" con 10 milioni di membri.
Le concessioni del partito di governo, tuttavia, non durarono a lungo e dopo 18 mesi di coesistenza burrascosa di "Solidarnosc" e del POUP, di fronte all'aggravarsi della situazione economica e degli scioperi, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1981, un gruppo composto da ufficiali dell'esercito e da esponenti del partito, con a capo il generale Wojciech Jaruzelski, proclamò la legge marziale alla quale la società rispose con la resistenza civile. Tale situazione scavò nuovamente un precipizio fra le autorità alienate e la società civile. Lo stato di guerra non risolse alcun problema in quanto il potere sfuggiva dalle mani dell'apparato dirigente, mentre l'economia era in rovina.
Cresceva invece il prestigio dell'opposizione, tant’è che nel 1983 Lech Walesa ricevette il Premio Nobel per la pace. Nel 1988, gli operai polacchi organizzarono numerosi scioperi in tutto il Paese e nel 1989, con la mediazione della Chiesa, iniziarono i colloqui della "tavola rotonda", favoriti dalla congiuntura internazionale, dalla perestroika nell'URSS e dall'appoggio degli Stati occidentali per le riforme polacche. Così nel giugno 1989 ebbero luogo le elezioni parlamentari, basate su un contratto fra il potere e l'opposizione, e grazie all'attività di Lech Walesa si potè formare il primo governo non comunista nel blocco sovietico, presieduto da Tadeusz Mazowiecki. Ben presto l'esempio della Polonia accelerò le trasformazioni in tutta l'Europa centro-orientale.
(La Storia della Polonia, Ambasciata della Repubblica di Polonia in Italia, 2002)

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