sabato 6 settembre 2008

L'obbligo del casco

Per gran parte degli Anni '80 si poté circolare liberamente su moto e motorini con i capelli al vento e la lieta esuberanza della gioventù. Ci si poteva sentire come i ribelli di Easy Rider anche a bordo di una Vespa ET3 Primavera o su uno scassatissimo Ciao d'occasione.

Il casco lo indossavano i fanatici delle moto di grossa cilindrata ed i turisti stranieri che sfrecciavano in autostrada in sella alle grosse moto giapponesì o tedesche. Lo portavano i ragazzi che facevano motocross, ma come un'appendice doverosa della loro attrezzatura sportiva, con la tuta dalle ginocchia rinforzate e gli stivali.

Ma nella primavera del 1986 il ministro dei Trasporti, il socialista Claudio Signorile, firmò un decreto con il quale si stabilivano le caratteristiche tecniche dei caschi per motocicli e ciclomotori, resi obbligatori dal 18 luglio: quello per ciclomotori, più leggero, doveva costare il 30% in meno del casco per motociclette. Lì sorse la polemica sulla sicurezza del casco leggero, che si protrarrà a lungo fino al divieto di vendita a partire dal 2006. Un'altro accessorio divenne obbligatorio per i mezzi a due ruote da quel 18 luglio: gli specchietti retrovisori.

Tre anni dopo, ad aprile del 1989, sarà reso obbligatorio anche l'uso delle cinture di sicurezza per le automobili.



BMW K75 C (1985)

1 commento:

Unknown ha detto...

Me lo ricordo come se fosse ieri. Mi ricordo anche una notizia di quel periodo, secondo cui un cretino che evidentemente preferiva trasgredire la legge che proteggersi la vita, ha detto: "Se non posso più andare in motorino senza casco, preferisco farla finita", poi si è infilato un casco e si è sparato.

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