venerdì 14 novembre 2008

La guerra del fuoco

80.000 anni fa, la sopravvivenza
degli uomini nelle immense distese
inesplorate dipendeva dal
possesso del fuoco.
Per quegli esseri primitivi, il fuoco
rimase un oggetto misterioso
fino a quando non impararono
a crearlo.
Il fuoco doveva essere rubato
alla natura, mantenuto in vita,
protetto da vento e pioggia,
difeso dai nemici.
Il fuoco divenne simbolo di potere
e sinonimo di sopravvivenza.
Coloro che possedevano il fuoco,
possedevano la vita.


Queste parole introducono "La guerra del fuoco", film che lanciò nel 1981 un regista francese, Jean-Jacques Annaud, notissimo per aver girato nel 1986 "Il nome della rosa".

Il film, tratto da un'opera di Rosny AIne, autore di romanzi preistorici, racconta la storia di tre membri di una tribù di uomini dell'età della pietra che vanno alla ricerca del fuoco, elemento necessario alla sopravvivenza del gruppo. L'intelligente trasposizione di Jean-Jacques Annaud, che ha scritto la sceneggiatura con Gérard Brach, supera gli anacronismi di tanta cinematografia sulla preistoria, curando un'accurata ricerca zoologica ed etnologica, mettendo in scena un linguaggio rudimentale, senza alcuna pretesa scientifica, ma in grado di fornire credibilità al film.
Due esperti come Anthony Burgess e Desmond Morris fornirono al regista preziosissimi consigli. Annaud riuscì così ad evitare di cadere nella parodia o nel cerebrale, percorrendo la via di mezzo con sicurezza e regalando un film originale sulla nascita dei primi sentimenti umani. La pellicola è costata ben 12 milioni di dollari ed è riuscita a trasformare con speciali accorgimenti degli elefanti in mammut...

Tra gli attori da segnalare Ron Perlman, che lavorerà con Annaud anche nel "Nome della rosa" (il monaco deforme ed eretico Salvatore). Le musiche di Philippe Sardes ono interpretate dalla London Symphony Orchestra e da Les percussions de Strasbourg.


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