Nel 1981 nei cinema italiani scoppiò il fenomeno “Il tempo delle mele”: la commediola francese attirò frotte di adolescenti nelle sale. La giovane protagonista, la tredicenne Sophie Marceau, diventerà un’attrice di prima grandezza nel cinema francese. Il successo della pellicola sarà mondiale, nonostante la stroncatura della critica nazionale: 4 milioni di spettatori in Francia, 15 milioni in Europa.
Sophie Marceau è “Vic” una ragazzina che vive un nuovo anno scolastico ed i primi amori sognando la festa per il suo quattordicesimo compleanno. La vicenda si intreccia con la crisi coniugale dei genitori di Vic, interpretati da Claude Brasseur e Brigitte Fossey, e con la preziosa presenza della bisnonna Poupette (l’attrice Denise Grey), che da donna navigata, consola e consiglia la nipote.
Le belle musiche di Vladimir Cosma fanno da colonna sonora e la canzone “dolcissima” fatta ascoltare da Mathieu, il ragazzo amato, a Vic attraverso le cuffie del Walkman, “Reality” di Richard Sanderson, diventa in breve famosissima tra i ragazzi.
CURIOSITA’:
Il film lanciò in Europa la moda del “Quarto d’ora all’americana”, in cui a una festa sono le ragazze a scegliere il ragazzo con cui ballare.
Il titolo originale è “La Boum”.
Nel 1982 uscì il seguito, “Il tempo delle mele 2” (La Boum 2): Vic ha un nuovo ragazzo e i genitori sono sempre in crisi; la bisnonna sposa un coetaneo. Il tema d’amore del film, “Your eyes” dei Cook Da Books rinnova il successo di Reality, pur non superandolo.
Il 29 giugno 1982 allo stadio Sarrià di Barcellona, l'Italia risorgeva al Mondiale di Spagna sconfiggendo l'Argentina 2-1 negli strani quarti di finale a tre, dopo uno stentato girone eliminatorio superato grazie alla differenza reti dopo i pareggi con Polonia (0-0), Perù (1-1) e Camerun (1-1). Da quella sera il sogno divenne più vicino...
IO L'HO VISTA COSI':
Stiamo tornando dalla spiaggia un po' in anticipo: di solito torniamo dopo le sei e ora sono le cinque appena passate. È che tra poco comincia Italia-Argentina per i campionati del mondo di calcio e faremo un tifo sfrenato davanti al televisore. Non è che l'Italia giochi poi così bene: i giocatori sono in silenzio stampa e hanno eletto portavoce Dino Zoff, che forse è l'uomo meno loquace del mondo, e hanno ottenuto solo tre pareggi nella fase eliminatoria di Vigo e La Coruña, con Polonia, Perù e Camerun; così la nostra nazionale è finita nel girone difficile, direi quasi impossibile, con Argentina e Brasile. Ma tant'è, speriamo sempre nel genio italico.
Con me ci sono Paola e Marta e stiamo ascoltando la radio: ora cantano i Secret Service, "A Flash in the Night". Io ho la mia sacca a righe bianche e azzurre con il telo da spiaggia, la crema abbronzante, "Il male oscuro" di Giuseppe Berto e "La Settimana Enigmistica". Paola ha la solita borsa di paglia con tutto l'occorrente per la spiaggia e il barattolo di crema Nivea, oltre a "Fausto e Anna" di Cassola e a un bikini azzurro di ricambio. Maria porta il pallone da pallavolo e le bocce.
Ora alla radio cantano i Quarterflash, "Harden my Heart" e siamo quasi arrivati all'hotel. Altra gente torna in fretta dalla spiaggia per l'incontro di calcio. E già alcune persone sono sedute nella saletta del televisore. Stanno per essere eseguiti gli inni. Gentile ha la faccia di un mastino, dovrà marcare Maradona, che molti definiscono il nuovo astro del calcio mondiale. Forse ce la faremo. Mi siedo tra Paola e Marta sulle poltroncine rivestite di tela scozzese a base vermiglia in seconda fila. Un brivido mi percorre il corpo mentre la banda spagnola suona "Fratelli d'Italia".
Finalmente la partita comincia. Sembriamo tonici, nonostante l'importanza dell'incontro. Si levano urla e imprecazioni quando Paolo Rossi si mangia un gol già fatto e gli viene quasi da piangere.
Poi segna Tardelli e Paola mi abbraccia, nell'euforia generale non riusciamo a vedere i replay: una staffilata dal limite che ha fulminato il portiere argentino. Restiamo lì a sperare che le iniziative dei biancocelesti si esauriscano, ma quando Cabrini manda in rete la palla respinta dal portiere su tiro di Rossi sembra fatta davvero. Anche perché gli argentini perdono la testa e Gallego si fa espellere. Peccato che non riusciamo ad approfittarne e che Bruno Conti fallisca il 3-0. Abbiamo visto tutti la palla in rete mentre ancora era attaccata al suo piede. Invece no...
Manca poco alla fine quando l'arbitro romeno Rainea assegna una punizione dal limite inesistente a favore dell'Argentina. "Attenti a Passarella, è un ottimo tiratore" dice qualcuno. È proprio Daniel Passarella che si incarica del tiro. Bum! Fa secco Zoff e temiamo la beffa. Resistiamo cinque minuti insieme agli "azzurri" e tiriamo un sospiro di sollievo al fischio finale. Sono quasi le sette, aspettiamo di andare a lavarci commentando le azioni decisive.
Siamo seduti ai tavolini del bar, Marta gioca con le frange della tovaglietta plastificata a scacchi bianchi e rossi, beviamo Coca-Cola ghiacciata e guardiamo nella strada la gente che torna dalla spiaggia. A loro della partita non interessava poi molto. E infatti sono quasi tutti tedeschi e austriaci. "Stasera che si fa?" chiede Paola con la sua bella voce un po' nasale. "Decidi tu, come sempre: sei così brava a inventare qualcosa" le dice Marta, masticando la fetta di limone che era nella Coca-Cola. "Ci penserò" replica Paola "Potremmo andare al Luna Park se vi va bene." Io e Marta annuiamo senza parlare e allora lei rompe gli indugi: "Vado a lavarmi. Ciao. Ci vediamo più tardi".
QUESTA LA CRONACA DELL'ANSA
Mundial - La vittoria dell'Italia
(dall'inviato dell'Ansa Fabio Masotto)
Barcellona, 29 giugno
Un piccolo miracolo. Nel calcio possono ancora accadere. La nazionale italiana è risorta siglando un'impresa. Ha battuto i campioni del mondo in carica dell'argentina di superstar Maradona ed ora per una settimana fa tremare il divino Brasile. È stata una battaglia aspra, persino violenta, dalla quale gli azzurri sono usciti da trionfatori. Una partita mediocre dal lato squisitamente tecnico; è stata invece intensa sul piano emotivo per la concentrazione con la quale è stata affrontata e giocata da ambo le parti. Per l'Italia dei pareggi è arrivata finalmente la vittoria e l'ha colta contro una delle più titolate squadre presenti al Mundial. Ancora una volta, come quattro anni fa, il calcio italiano ha inflitto una severa, dura lezione al football argentino che ha dimostrato di soffrire molto il marcamento a uomo imposto dagli azzurri. Il risultato finale è stato di 2 a 1, ma il punteggio non esprime compiutamente la superiorità della nazionale azzurra, che finalmente ha ritrovato grinta, entusiasmo, cuore, per battersi ai livelli smarriti del '78 a Buenos Aires. A testimonianza dell'asprezza della battaglia stanno le cinque ammonizioni (Rossi, Gentile, Kempes, Maradona e Ardiles) e l'espulsione di Gallego decretate dall'arbitro Rainea. L'Italia è ricorsa all'arma del contropiede, tattica che più si addice alla natura del suo calcio, e si è così riscoperta ancora competitiva. Dopo un primo tempo costellato di falli che hanno spezzettato continuamente il gioco, con i 22 in campo più impegnati a dare calci che a fare calcio, nella ripresa la squadra azzurra si è distesa in avanti in contrattacchi vibranti suggeriti da Antognoni e condotti da Conti e Graziani con il frequente inserimento di Tardelli. Proprio quest'ultimo ha sbloccato il risultato al 56' dettando l'azione ad Antognoni che lo ha smarcato benissimo sulla sinistra. Lo juventino ha concluso di sinistro con uno splendido rasoterra diagonale che ha battuto Fillol. Ma non era finita qui. Dal gol l'Italia ha tratto ulteriore slancio e appena undici minuti più tardi, dopo che Zoff aveva miracolosamente sventato una conclusione di Passarella, Cabrini, su delizioso invito di Conti, ha messo a segno il raddoppio dopo che Rossi si era fatto parare un tentativo di pallonetto da Fillol su perfetto lancio di Graziani. La rabbia sudamericana si è accentuata ed il finale è stato un assedio alla porta di Zoff, una pressione che ha fruttato agli argentini un gol su punizione di Passarella ma che è stata alleggerita dall'Italia con frequenti e pericolosi contropiedi. Maradona ha anche preso un palo su calcio piazzato, ma è stato questo l'unico vero numero del fuoriclasse sudamericano. Gentile, infatti, lo ha completamente annullato, cercando sempre l'anticipo, a volte anche il fallo, ma i risultati sono stati straordinari. Bearzot ha indovinato tutte le marcature con Cabrini protagonista di una prestazione gigantesca su Diaz, letteralmente cancellato dal campo, con Collovati impeccabile francobollatore di Bertoni, con Tardelli che ha sovrastato per dinamismo e continuità d'azione l'ex-grande Kempes. Una partita studiata perfettamente a tavolino, dunque, che si è tradotta sul terreno di gioco in incontro entusiasmante, sia pure limitatamente alla ripresa quando il nervosismo è cresciuto tra gli argentini ed è aumentata tra gli azzurri la fiducia di poter cogliere il risultato. Il trascinatore della squadra è stato Tardelli con le sue sgroppate a centrocampo, ma tutti gli altri, Rossi compreso anche se ha ancora denunciato di non essere nell'ideale condizione fisica, lo hanno assistito a meraviglia. Antognoni ha disputato probabilmente la sua migliore partita in nazionale per continuità di rendimento, lucidità e coraggio. Graziani è stato un guerriero su ogni pallone, è entrato sempre nella lotta, non si è mai risparmiato rientrando e rilanciandosi in contropiede. Certo non si poteva pretendere che improvvisamente trovasse il controllo di palla, ma la sua prova è stata generosissima. E anche Conti, che pure nel primo tempo non si era posto in luce particolare avendo dovuto badare soprattutto al lavoro di copertura, nella ripresa ha dato verve a tutta la squadra con le sue fughe sulle fasce, i suoi dribbling, i suoi assist. Anche in occasione del primo gol, il romanista ha collaborato all'azione dirottando su Antognoni un rinvio di Cabrini. In perenne movimento, ora a destra ora a sinistra, Conti ha dato consistenza ad un attacco che stentava a trovare sbocchi utili contro la rude ma squilibrata difesa avversaria. Ma la vittoria di oggi l'ha costruita la retroguardia azzurra. Zoff è stato splendido per sicurezza (ha compiuto almeno quattro parate-gol), Gentile sempre concentratissimo su Maradona, idem Collovati e Cabrini. Quest'ultimo ha avuto anche il grande merito di sganciarsi in più occasioni in avanti a dare spinta alla prima linea e non è un caso che sia stato lui l'autore del gol della sicurezza del trionfo azzurro. Scirea ha sorretto e guidato tutto il reparto, chiudendo ogni varco agli avversari. La nazionale ha fatto catenaccio, dunque, per affidarsi al contropiede. Le è andata bene. Ma questa era una partita che si poteva vincere soltanto in questo modo. Si sapeva, infatti, che gli argentini sarebbero stati insofferenti al marcamento stretto. I sudamericani non sono mai riusciti a fare una vera azione corale. Insomma, il non gioco dell'Italia nel primo tempo li ha irritati al punto che nella seconda parte della gara hanno perduto gli equilibri. Soltanto Ardiles e Passarella sono stati all'altezza ed il rilievo, di fronte alla precedente considerazione sulla prova di tutti gli azzurri, la dice esaurientemente sul rapporto dei valori emersi oggi nel piccolo stadio Sarria, pieno come un uovo. Alla fine i 40 mila spettatori hanno a lungo applaudito il trionfo dell'Italia, più intensamente di quanto avessero fischiato le due squadre al termine del primo tempo, dove in realtà la nazionale di Bearzot aveva gettato le basi del successo. Ancora una volta, così, il ct azzurro ha avuto la meglio su Menotti, confermandosi la ''bestia nera'' del tecnico argentino. Quattro anni fa la vittoria azzurra sui biancocelesti non ebbe conseguenze sul cammino degli argentini. Oggi, il 2 a 1 rilancia il gioco all'italiana e condanna la presunzione dei campioni in carica, precipitati sull'orlo dell'eliminazione. Ed ora Argentina-Brasile, dove tocca ai carioca farsi strada contro avversari alla disperazione. L'Italia è già al largo.
Nel 1987 esplose una hit francese: "C'est la ouate", cantata da Caroline Loeb. Quella che si definisce "una meteora". Solo quella canzone e nulla più. Era gradevole e orecchiabile, anche se la voce della Loeb non era straordinaria, né la sua bellezza appariscente. Eppure il brano sfondò e primeggiò nelle classifiche europee nel 1987 e nel 1988.
Forse il successo è dovuto alla sensualità dell'ovatta protagonista del testo...
IL TESTO
C'EST LA OUATE
(P. Grillet - P. Chany)
Paresseuse Par essence elle est paresseuse Est-ce vraiment la paresse Ou trop de quoi ou qu'est-ce... Apparemment elle est heureuse C'est la plus heureuse des paresseuses
De toutes les manières C'est la ouate qu'elle préfère Passive, elle est pensive En négligé de soie C'est la ouate De toutes les matières C'est la ouate qu'elle préfère Passive, elle est pensive En négligé de soie C'est la ouate.
Pas bosseuse Et tous les beaux mecs s'usent Elle s'en fout, elle balance Son cul avec indolence Elle s'en fout ell' s'balance De savoir ce que les autres pensent
De toutes les manières C'est la ouate qu'elle préfère Passive, elle est pensive En négligé de soie C'est la ouate De toutes les matières C'est la ouate qu'elle préfère Passive, elle est pensive En négligé de soie C'est la ouate.
Elle déchire les pages de tous les dictionnaires Elle n'a que quelques mots à son vocabulaire Amour par terre et somnifères En d'autres mots elle se laisse faire
De toutes les manières C'est la ouate qu'elle préfère Passive, elle est pensive En négligé de soie C'est la ouate De toutes les matières C'est la ouate qu'elle préfère Passive, elle est pensive En négligé de soie C'est la ouate.
Negli Anni ‘80 50.000 lire erano ancora una bella somma: valevano ben di più rispetto al nominale odierno di 25,82 Euro. A causa dell’inflazione poi le 50.000 lire del 1980 valevano in potere d’acquisto più del doppio di quelle del 1989. Una lira virtuale del 2008 valeva ben 4,6 lire nel 1980, ma già 2,3 lire nel 1985 e 1,8 nel 1989. Per capirci meglio, è come se nel 1980 con un euro di oggi si sarebbe potuto comprare quello che oggi costerebbe 4,60 euro.
All’inizio del decennio i fortunati possessori avevano nel portafogli o nel fermaglio l’esemplare con il “volto di donna”, unico caso di banconota repubblicana non dedicata a un personaggio celebre con l'analogo pezzo 100.000 lire, escludendo il taglio da 500 lire. In realtà una donna che assomigliava alla figura di fantasia ritratta dall’incisore, quando il biglietto uscì, nel 1977, fece causa all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, perdendo. Sul retro è raffigurato un edificio con colonnato. Queste 50.000 lire rimasero in circolazione fino al 30 novembre 1986.
Immagine: Wikimedia
Da più di un anno era stata distribuita la banconota con Gian Lorenzo Bernini, che resterà in corso fino all’arrivo dell’euro, subendo però un restyling nel 1992. La figura del Bernini stampata sul fronte è tratta dall’”Autoritratto” dell’artista esposto alla Galleria Borghese di Roma; al centro la fontana del Tritone e la pianta della chiesa romana di Sant’Anna. Sul retro il “Costantino a cavallo” e la sezione della “Scala regia”.
Immagine: Simone Rossi
In una scena di “Il ragazzo del Pony Express”, del 1986, il protagonista Ago Brachetti (Jerry Calà), neo-laureato senza lavoro - i tempi non erano diversi da adesso - riceve da un’amica una banconota da 50.000 lire come contributo per acquistare una Vespa d’occasione e diventare un “pony express”. Calà esclama: “Ciao, Gian Lorenzo! Era da un po’ che non ci vedevamo noi due…”
Uno dei grandi successi degli Anni ‘80 è Kalimba de luna, del percussionista napoletano Tony Esposito. Esce nel 1984, inserito nell’album “Il grande esploratore”, ma è il singolo a sfondare e a invadere anche le classifiche estere.
Da un paio d’anni Esposito, seguendo l’esempio di Franco Battiato, aveva abbandonato la musica sperimentale per dedicarsi a una musica di impatto più commerciale. “Pagaia” nel 1982 aveva fatto da sigla a “Domenica in”, quasi un prologo all’incredibile successo di “Kalimba de luna”, che vince l‘edizione 1984 di “Un disco per l’estate”, il Premio “Critica discografica” e diventa Disco d’oro in Venezuela, Belgio e Olanda.
Altri successi negli Ottanta, non della portata di “Kalimba de luna”, saranno per Tony Esposito “As to as”, trionfatore a “Un disco per l’estate” nel 1985 e “Papa Chico”. Nel 1987 Esposito partecipa anche al Festival di Sanremo con “Sinuè”; due anni dopo otterrà anche un prestigioso Nastro d’argento per la colonna sonora di "Un complicato intrigo di vicoli e delitti", girato da Lina Wertmuller.
SCARICA "Kalimba de luna (mp3 128) cliccando con il tasto destro sull'indirizzo qui sotto e selezionando "Salva oggetto con nome..."
KALIMBA DE LUNA Tony Esposito/Amoruso/Licastro/Malavasi/DiFranco)
In the land of the sunshine People know how to groove Making emotions Believin' in what they do Kalimba De Luna Take me tonight Show me the way To get right on time E.O.U.A. - on the rhythm Gente li ta losE.O.U.A. - on the rhythm Gente li ta los Na na na na na na... Kalimba De Luna (4x) Kalimba de sol Please talk to me Lying is my life Believin' in what you say Hey he he he heeeeeeey oooh oh oh E.O.U.A. - on the rhythm Gente li ta los E.O.U.A. Na na na na na na... Kalimba De Luna (3x) Ooooooooooh oh oh oh Donga donga tenge popopopopopop... Oooooooooooooooooooooooooooh Na na na na na na... Kalimba De Luna (repeat and fade)
"Precisamente il genere di libro che, se fossi milionario, comanderei su misura" scrisse "Punch".
Quel libro, uscito nel 1980, era l'opera prima di un serio professore italiano di semantica, Umberto Eco. Il suo titolo è notissimo, "Il nome della rosa", e tutti ne conoscono la trama: un sagace frate francescano, Guglielmo da Baskerville (notare l'ironica scelta di Baskerville per un investigatore degno di Sherlock Holmes), e il suo giovane aiutante, il novizio Adso da Melk, si trovano a indagare su strani delitti che avvengono in un'abbazia dell'Italia settentrionale sul finire dell'anno 1327. Sullo sfondo si muovono gli intrighi di potere all'interno della Chiesa avignonese, con l'inquisitore Bernardo Gui, grandi e piccoli eretici. Il romanzo fanta-storico ora in auge era ancora di là da venire, le porcate di Dan Brown ancora non esistevano. Ma il pubblico decretò, nonostante la difficoltà del testo e l'oscurità del periodo storico, un successo mondiale per "Il nome della rosa".
Nel 1988 il regista francese Jean-Jacques Annaud ne trarrà un film abbastanza fedele all'originale affidando nientemeno che a Sean Connery il ruolo di Guglielmo.
DAL FILM DI JEAN-JACQUES ANNAUD (1988)
È un collage di citazioni, di brani scritti secondo stili diversi, con diversi livelli di lettura: qui sta il suo fascino, quello che strega il recensore di “Punch” e tanti altri come lui. "Avevo voglia di avvelenare un monaco": spiegherà così Umberto Eco la nascita del romanzo in una Postilla su "Alfabeta" n. 49 del giugno 1983. Il Medioevo gli parve la scelta vincente. L'alternativa era un monaco investigatore che leggeva "il manifesto" in un convento contemporaneo... Eco, che ama giocare con le citazioni colte, stupisce il lettore sin dall'incipit, che è lo stesso del Vangelo di Giovanni: "In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio". Nessun best-seller negli Anni '80 riuscì ad eguagliare la perfezione del "Nome della rosa".
Per tutti gli Anni ‘80 prima del TG1 delle 20 andò in onda una breve trasmissione divenuta un cult: "Almanacco del giorno dopo" in realtà era una rubrica dello stesso telegiornale, che serviva da traino, insieme a “Che tempo fa?”, che seguiva. Iniziata nel 1976, fu cancellata nel 1994. Durava solo sette-otto minuti e veniva trasmessa dal lunedì al sabato alle 19.45. La presentava l’annunciatrice Paola Perissi, che dal 1987 si alternò con la collega Peppi Franzelin.
La sigla era un carosello di stampe secentesche raffiguranti i mesi, sulla musica medievale della “Chanson baladée” di Guillaume de Machault.
Venivano forniti i dati sull’orario dell’alba e del tramonto e la biografia del santo del giorno seguente. Poi la rubrica “Domani avvenne”, con un breve filmato documentario dedicato a un evento storico, quindi un inserto con l’alternarsi ogni giorno di vari esperti: la cucina con Vincenzo Buonassisi, gli animali con Danilo Mainardi, le pietre con Sabatino Moscati, l’italiano con Cesare Marchi, la terra con Luigi Bignami, il galateo con il conte Giovanni Nuvoletti, il trucco con Diego Della Palma.
Una citazione letta da uno speaker chiudeva la trasmissione. Partiva la sigla, raffigurante un uomo con il cartiglio “È finita la comedia”.
“L’Almanacco del giorno dopo” ha lasciato molta nostalgia: nel 2007 la Rai lo ha ripristinato, ma programmandolo alle due di notte! Lo presenta Alessandra Canale e consta degli orari di alba e tramonto, del santo del giorno e di un proverbio. Alla radio la rubrica è inserita in “Tornando a casa” su Radiouno, bel programma condotto da Enrica Bonaccorti.
Tunnel of love - Romeo and Juliet - Skateway - Express love - Hand in hand - Solid rock - Les boys
2 Strada facendo - Claudio Baglioni
Uno - Via - I vecchi - Due - Notti - Ragazze dell'Est - Strada facendo - Tre - Fotografie - Ora che ho te - Quattro - Buona fortuna
3 Guilty - Barbra Streisand
Guilty - Woman in love - Run wild - Promises - The love inside - What kind of fool - Life story - Never give up - Make it like a memory
4 Icaro - Renato Zero
Intro - Niente trucco stasera - Vivo - Sesso o esse - Qualcuno mi renda l'anima - Chi più chi meno - Morire qui - Profumi balocchi e maritozzi - Un uomo da bruciare - Inventi - Triangolo - Manichini - Potrebbe essere Dio - Non sparare - Madame - Il cielo - Amico - Fortuna - Il carrozzone - Più su
5 Buonafortuna - Pooh
Buona fortuna - Banda nel vento - Lascia che sia - Compleanno di maggio - Gente della sera - Fuori stagione - Dove sto domani - Replay - Fotografie - Chi fermerà la musica
6 Cervo a primavera - Riccardo Cocciante
Cervo a primavera - Footing - Tu sei il mio amico carissimo - Piero - Ci vuol coraggio - Il soufflè con le banane - Non è stato per caso - Gomma - Carolina amatissima - Suonare suonare
7 La grande grotta - Alberto Fortis
La grande grotta - La Nenia del Salvador - Cina - Nuovi giorni - Marylin - Settembre - Riso - Sailor
8 Le mie strade -Gianni Togni
Ombre cinesi - Voglio un po' di Amsterdam - Avanspettacolo - Ma perdio - Notte di città - Semplice - Attimi - Fred Astaire all'università - Quartiere - Carla
9 Double fantasy - John Lennon & Yoko Ono
Starting over - Kiss kiss kiss - Cleanup time - Give me something - I'm losing you - I'm moving on - Beautiful boy (Darling boy) - Watching the wheels - Yes I'm your angel - Woman - Beautiful boys - Dear Yoko - Every man has a woman who loves him - Hard times are over
10 Rondò Veneziano - Rondò Veneziano
Rondò Veneziano - Tramonto sulla laguna - San Marco - Allegro Veneziano - Giochi d'acqua - Colombina - Notte amalfitana - Andante veneziano - Danza mediterranea
1. (Out here) On my own - Nikka Costa [#21, 1981/82] 2. Enola Gay - Orchestral Manoeuvres in the Dark [#15, 1981/82]
3. Woman in love - Barbra Streisand [#24] 4. Amoureux solitaires - Lio [#27] 5 .Bette Davis eyes - Kim Carnes [#29] 6. Sarà perchè ti amo - I Ricchi e Poveri [#25, 1981/82] 7. Gioca jouer - Claudio Cecchetto [#22, 1981/82] 8. Maledetta primavera - Loretta Goggi [#11] 9. Tunnel of love - Dire Straits [#31] 10. Sharazan - Al Bano & Romina Power [#19]
Tra parentesi le settimane in classifica e gli anni di permanenza
Questi invece i primi 10 singoli italiani in classifica:
1. Sarà perchè ti amo - I Ricchi e Poveri [#25, 1981/82] 2 .Gioca jouer - Claudio Cecchetto [#22, 1981/82] 3. Maledetta primavera - Loretta Goggi [#11] 4. Sharazan - Al Bano & Romina Power [#19] 5. Semplice - Gianni Togni [#25] 6. Malinconia - Riccardo Fogli [#32] 7. Cicale - Heather Parisi [#29, 1980/81] 8. Rock'n'roll robot - Alberto Camerini [#28] 9. Chi fermerà la musica - I Pooh [#22, 1981/82]
Tra i must degli Anni '80 c'erano le espadrillas (o espadrilles, alla francese), le famose ciabatte-scarpette con la suola di corda. Di fattura non troppo ricercata, costavano poco ed erano molto colorate, quasi esclusivamente in tinta unita. Bastava piovesse un po' e la suola diventava di cemento... Si portavano anche a ciabatta, ripiegando la tela del tallone.
I Boston Celtics sono tornati alla vittoria dopo 22 anni nel campionato NBA: avevano dominato la prima metà degli Anni 80 vincendo il titolo nel 1981, nel 1984 e nel 1986 con il mitico numero 33, il biondo Larry Bird, ala infallibile nel tiro da tre punti, ininterrottamente sul parquet dal 1979 al 1992, miglior giocatore della lega nel 1984, 1985 e 1986, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Barcellona. Bird ha giocato ben tredici stagioni nella NBA, dal 1979-80 al 1991-92, è stato miglior giocatore della lega nel 1984, 1985 e 1986 e medaglia d'oro alle Olimpiadi di Barcellona con il Dream Team statunitense.
Con lui militivano Robert Parish, Kevin McHale, Cedric Maxwell e Dennis Johnson. Come in questo 2008 le sfide futrono tra i Celtics ed i Lakers di Los Angeles, che schieravano altri miti dell'NBA: Magic Johnson e Kareem Abdul Jabbar. Le due squadre si spartirono i campionati degli Anni '80: Los Angeles vinse gli altri titoli nel 1980, 1982, 1985, 1987 e 1988 e perse in finale con i Philadelphia 76ers nel 1983 e con i Detroit Pistons nel 1989. I match venivano ritrasmessi in Italia da Canale 5. Si faceva notte per guardare quel mondo nuovo che si spalancava, quell'America che si presentava dai televisori facendo dei nostri salotti parquet di palazzetti.
A cinque anni di distanza da “Barry Lyndon” Stanley Kubrick nel 1980 presenta un nuovo film, tratto dal romanzo omonimo di Stephen King. Con “Shining” Kubrick mette in scena un altro genere, dopo la fantascienza di “2001: Odissea nello spazio” e prima del film di guerra “Full metal jacket”.
“Shining”racconta la storia di uno scrittore che, accompagnato da moglie e figlio, accetta di fare da custode di un hotel durante la stagione morta. Jack Nicholson fornisce una delle sue migliori interpretazioni incarnando quest’uomo che impazzisce davanti agli eventi soprannaturali che si verificano, innescati dai poteri paranormali del figlio Danny. È un horror particolare però, come accade con i film di Kubrick: il terrore e l’angoscia sono creati dalla bravura del regista inglese, che innova anche le tecniche di ripresa. Inventa lo stabilizzatore per le riprese a spalla, così da ottenere un’immagine netta e senza colpi, e usa la Steadicam, tecnica ora usatissima, ma all’epoca ancora agli inizi. Con piani fissi, campi e controcampi rinforza ancora di più l’atmosfera pesante.
Ronald Reagan divenne il quarantesimo presidente degli Stati Uniti nel novembre del 1980, sconfiggendo il candidato democratico, il presidente uscente Jimmy Carter. Vicepresidente era George H. W. Bush, che gli succederà per un solo mandato nel 1989. In quelle elezioni il partito repubblicano riuscì a sconfiggere i democratici al Senato dopo 26 anni e a ridurre la maggioranza dei rivali alla Camera.
Reagan, attore prima e governatore della California, poi, fu il più anziano presidente americano: il 21 gennaio 1981, giorno del suo insediamento, aveva quasi settant'anni. l 30 marzo di quell'anno uno squilibrato attentò alla sua vita, ferendolo a un polmone e infilandogli un proiettile a soli nove centimetri dal cuore.
30 MARZO 1981: Attentato a Reagan
La sua politica passò alla storia come "Reaganomics" : il taglio dell'imposta sul reddito e la riduzione dei tassi d'interesse, associati a un aumento delle spese militari e del deficit pubblico portarono gli Stati Uniti a superare un biennio di recessione e a raggiungere una rapida ripresa. Il pugno duro con i controllori di volo in sciopero, licenziati e sostituiti, consentì un'ulteriore fluidità dell'economia. Nel 1984 Reagan, in lizza contro il democratico Mondale, fu rieletto in maniera trionfale, ottenendo ben 49 stati su 50.
Risolti i problemi interni, Reagan si dedicò a quelli internazionali: dopo aver lanciato le “Guerre stellari”, ovvero la Strategic Defense Initiative”, che spostava nello spazio la Guerra Fredda, approfittando del nuovo vento che soffiava al Cremlino dopo la morte di Andropov e Cernenko, allacciò rapporti più cordiali con Mikhail Gorbaciov, incontrandolo in più occasioni e intrecciando negoziati per un nuovo periodo di pace grazie alla riduzione degli armamenti.
Reagan e Giovanni Paolo II contribuirono in modo determinante al crollo dei regimi comunisti dell’Europa Orientale, sfaldatisi alla fine del decennio iniziato con le proteste degli operai polacchi nei porti di Danzica.
Ronald Reagan, malato di Alzhaimer, morì a Bel Air, in California, il 5 giugno 2004.
FRASI STORICHE DI RONALD REAGAN
Il governo non è la soluzione del nostro problema, il governo è il problema.
21 gennaio 1981, cerimonia di insediamento
È il miglior uomo d’Inghilterra. (riguardo a Margaret Thatcher)
L'altro giorno qualcuno mi ha spiegato la differenza tra democrazia e democrazia popolare. È la stessa differenza che passa tra una camicia e una camicia di forza.
Il debito pubblico americano è così grande che può badare a se stesso.
I Matt Bianco erano un trio inglese, formato dalle voci Mark Reilly e Basia Trzetrzelewska e dal tastierista David White. Si dedicavano alla ricostruzione del jazz anni Sessanta contaminato da sonorità soul.
MATT BIANCO - Half a minute (1984)
Ottennero il successo nel 1984, un periodo in cui il revival dei Sessanta era molto forte – si pensi a “Sapore di mare” dei fratelli Vanzina in Italia, con l’album “Whose side are you on?”, trainato dal singolo omonimo e da “Sneaking out the backdoor”, il cui video mostrava una storia da film italiano dell'epoca - tipo "Operazione San Gennaro" o "I sette uomini d'oro"- dall'atmosfera rarefatta in cui era inserita anche una vecchia Fiat 500.
MATT BIANCO - Sneaking out the back door (1984)
Nell’album fu inserito anche “Get off your lazy bed”, brano dell’anno precedente che aveva fatto conoscere il gruppo.
Il disco successivo, “Matt Bianco”, del 1986, vede il gruppo formato da Reilly e Mark Fisher, ex degli Wham! e non ripeterà il successo.
La cantante Basia, in coppia artistica e sentimentale con White, avrà un discreto successo sul finire degli Ottanta e nel corso degli Anni ’90, sempre a cavallo tra pop e jazz. Gli altri due componenti proseguiranno stancamente la loro carriera sfornando comunque altri pezzi degni di nota, come “Wap-Bam-Boogie”, del 1988, virando verso il genere dance.
Nel 2003 il trio originale si riunirà incidendo l’album “Matt’s Mood” e portando nel mondo un tour molto apprezzato.
Tra il 1983 e il 1990 ci lasciammo tentare da “Saranno famosi”, telefilm americano ambientato in una scuola d’arte, la High School of Performing Arts: ci immergevamo in quell’atmosfera e avremmo desiderato tutti diventare attori, ballerini, cantanti, essere amici di Doris Schwartz e di Bruno Martelli, di Danny Amatullo e di Coco Hernandez. Volevamo organizzare spettacoli, seguire i corsi di musica del professor Shorofsky, danzare agli ordini della signorina Grant. “Fame”, arrivato in Italia con il titolo “Saranno famosi” nacque dal film omonimo del 1980 e ne ripresentò anche alcuni personaggi. Ci presentava quei ragazzi che potevamo essere noi, con i nostri problemi e le nostre angosce (l’età era quella, New York non era poi così diversa da Milano). Parlava anche di temi seri: l’anoressia, la prima esperienza di sesso, l’obiezione di coscienza, i conflitti con i genitori, la tolleranza del diverso. E lo faceva attraverso la musica: in ogni episodio c’erano almeno un paio di esibizioni, spesso corali.
"Saranno Famosi" debuttò sulla NBC il 7 gennaio 1982 e terminò il 4 agosto 1987. In Italia arrivò l’anno dopo: lo trasmetteva RaiDue, dapprima alle 20.40 della domenica, poi i pomeriggi feriali alle 13.30. Sei stagioni per un totale di 136 episodi da 45’.
Lee Curreri (Bruno Martelli) e Valerie Lansburg (Doris Schwartz)
PERSONAGGI
Danny Amatullo. Attore comico; alunno preferito del professor Crandall. Doris Schwartz. Attrice e cantante; anima del gruppo. Leroy Johnson. Ballerino di talento, poi insegnante. Bruno Martelli. Pianista e compositore; alunno preferito del professor Shorofsky. Abbandona la scuola dopo la morte del padre Coco Hernandez. Ballerina tentata dal successo; abbandona per il teatro. Julie Miller. Violoncellista; si trasferisce dopo la prima serie: si è sposata. Montgomery MacNeil. Attore, figlio d'arte. Christopher Donlon. Ballerino dalla famiglia problematica. Jesse Velasquez. Ballerino messicano; ha problemi con una gang e con l’Immigrazione. Nicole Chapman. Ballerina e cantante, l'intellettuale del gruppo. Nella sesta stagione muore per un incidente stradale Holly Laird. Attrice, ha problemi con l’anoressia e con la madre Cassidy. Musicista stralunato Cleo. Cantante, invaghita di Leroy. Dwight Mendenhall. Suonatore di Souzaphone, insicuro e innamorato perso di Holly Lydia Grant. Insegnante di danza. Ballerina dal carattere molto forte. Elizabeth Sherwood. Insegnante di Lettere. Amica della professoressa Grant e spesso complice con gli studenti. Benjamin Shorofsky. Insegnante di musica, ebreo polacco emigrato durante la seconda guerra mondiale. Tradizionalista di buon cuore. Greg Crandall. Insegnante di Teatro. Muore nella seconda stagione. David Reardon. Insegnante di Teatro, sostituisce Crandall Quentin Morloch. Preside dell'istituto, ex giocatore di baseball. Bob Dyrenforth. Preside dell'istituto, sostituisce Morloch Gertrude Berg. Anziana segretaria un po’ svanita della scuola. Angelo Martelli. Padre di Bruno, tassista. Caruso. Padrone dell’omonimo bar, dove lavora Martelli e si radunano gli alunni
MEMORABILIA
Madonna partecipò ai provini, ma fu scartata: le fu preferita Janet Jackson (Cleo)
Le parole che la signorina Grant dice durante la sigla: "Voi fate sogni ambiziosi, successo, fama, ma queste cose costano ed è esattamente qui che si incomincia a pagare, col sudore".
Vi sono molti cameo di personaggi famosi: da Steven Spielberg a Joan Baez, da Ice T a Jimmy Osmond
PREMI
Golden Globe 1983 e 1984 per la miglior serie Commedia/Musicale.Golden Globe 1983 a Debbie Allen come miglior attrice in una serie Commedia/ MusicaleEmmy 1982 e 1983 a Debbie Allen per le coreografie
LA SIGLA
I'm gonna live forever I'm gonna learn how to fly I'm gonna make it to heaven Baby, remember my name! Baby, look at me And tell me what you see You ain't seen the best of me yet. Give me time, I'll make you forget the rest. I got more in me, And you can set it free I can catch the moon in my hand Don't you know who I am? Remember my name. Fame! I'm gonna live forever I'm gonna learn how to fly--high! I feel it comin' together People will see me and cry. Fame! I'm gonna make it to heaven Light up the sky like a flame. Fame! I'm gonna live forever Baby, remember my name Remember, remember, remember, remember, Remember, remember, remember, remember. Baby, hold me tight' Cause you can make it right. You can shoot me straight to the top Give me love and take all I got to give Baby, I'll be tough Too much is not enough, no I can ride your heart 'till it breaks. Ooh, I got what it takes
Nel luglio del 1981 apparve nelle sale giochi un videogioco che avrebbe fatto epoca: “Donkey Kong”. Avrebbe spopolato a partire dal 1983 anche sui primi computer: il Commodore Vic 20, l’Atari 800 e lo Spectrum ZX .
Il gioco presenta per la prima volta un personaggio che diverrà famoso: Mario, il baffuto idraulico che sarà protagonista della saga “Mario Bros.” e addirittura di un film. In “Donkey Kong” si chiama però Jumpman, essendo l'unica funzione quella di saltare.
Lo scopo del gioco, primo a piattaforme nella storia, è portare Jumpman a liberare la fidanzata Pauline, rapita da uno scimmione. Per arrivare a lei, deve salire cinque piani attraverso apposite scale, evitando i barili che lo scimmione testardo (questo significa Donkey Kong) gli scaglia dall’alto e le fiamme generate da questi quando colpiscono il barile all’inizio del percorso. Deve poi farsi trasportare da nastri schivando le fiammelle, salire e scendere da ascensori facendo attenzione a martelli rimbalzanti e ad altre fiammelle, cercando di ottenere le otto chiavi di volta che, tolte, faranno cadere lo scimmione e libereranno Pauline.
Questa è la classifica dei 33 giri più venduti in Italia nel corso del 1980:
1. Dalla - Lucio Dalla
Balla balla ballerino - Il parco della luna - La sera dei miracoli - Mambo - Meri Luis - Cara - Siamo dei - Futura
2. The wall - Pink Floyd
In the flesh - The thin ice - Another brick in the wall, part 1 - The happiest days of our lives - Another brick in the wall, part 2 - Mother - Goodbye blue sky - Empty spaces - Young lust - One of my turnes - Don't leave me now - Another brick in the wall, part 3 - Goodbye cruel world - Hey you - Is there anybody out there - Nobody home - Vera - Bring the boys back home - Comfortably numb - OK the show must go on In the flesh - Run like hell - Waiting for the worms Stop (think again) - The trial - Outside the wall
3. Sono solo canzonette - Edoardo Bennato
Ma che sarà - Il rock di Capitan Uncino - Nel covo dei pirati - Dopo il liceo che potevo far - L’ isola che non c'è - Rockoccodrillo - Tutti insieme lo denunciam - Sono solo canzonette
4. Zenyatta Mondatta - Police
Don't stand so close to me - Driven to tears - When the world is running down you make the best of what's still around - Canary in a coalmine - Voices inside my head - Bombs away - De do do do de da da da - Behind my camel - Man in a suitcase - Shadows in the rain - The other way of stopping
5. Una giornata uggiosa - Lucio Battisti
Il monolocale - Arrivederci a questa sera - Gelosa cara - Orgoglio e dignità - Una vita viva - Amore mio di provincia - Questo amore - Perché non sei una mela - Una giornata uggiosa - Con il nastro rosa
6. Innamorarsi alla mia età - Julio Iglesias
Non si vive così - Innamorarsi alla mia età - Quasi un santo - La nostra buona educazione - Un giorno tu un giorno io - Se tornassi - A meno che - Quando si ama davvero - Chi mi aspettava non è più là - Amo te -
7. Tregua - Renato Zero
Guai - Niente trucco stasera - Santa Giovanna - L’ultimo luna park - Profumi balocchi e maritozzi - Grazie a te - Chiedi di più - Beati voi - Amico - Per te - Metti le ali - Non sparare - Onda gay - Svegliati - Fortuna - Buon Natale - Amore sì amore no - Potrebbe essere Dio
8. Viva l’Italia - Francesco De Gregori
Capo d'Africa - Buenos Aires - L’ultima nave - Eugenio - Stella stellina - Viva l'Italia - Gesù Bambino - Terra e acqua
9. Uprising - Bob Marley
Coming in from the cold - Real situation - Bad card - We and them - Work - Zion train - Pimper's paradise - Could you be loved - Forever loving jah - Redemption song
10. Attila - Mina
Tiger bay - Ma ci pensi - Se il mio canto sei tu - Non tornerò - Che novità - Bonne nuit - Sensazioni - Un po' di più - Il vento - Don't take your love away - Rock and roll star - Fiore amaro - Sei metà - Anche tu - Street angel - Che volgarità - Anche un uomo - Shadow of my old road
Questi i dieci singoli più venduti in Italia nel 1980:
1. Video killed the radio star - The Buggles [#1]
2. Olympic games - Miguel Bosè [#2] 3. Non so che darei - Alan Sorrenti [#1] 4. Luna - Gianni Togni [#1] 5. Amico - Renato Zero [#1, 1980/81] 6. Remi (le sue avventure) - I Ragazzi di Remi [#1, 1979/80] 7. Il tempo se ne va - Adriano Celentano [#2] 8. Upside down - Diana Ross [#1, 1980/81] 9. You and me - Spargo [#2, 1980/81] 10. Master blaster (Jammin') - Stevie Wonder [#1, 1980/81]
Tra parentesi la posizione più alta raggiunta in classifica e gli anni di permanenza
Questa invece la classifica dei singoli italiani:
1. Non so che darei - Alan Sorrenti [#1] 2. Luna - Gianni Togni [#1]
3. Amico - Renato Zero [#1, 1980/81] 4. Remi (le sue avventure) - I Ragazzi di Remi [#1, 1979/80] 5. Il tempo se ne va - Adriano Celentano [#2] 6. Disco bambina - Heather Parisi [#1, 1979/80] 7. Kobra - Donatella Rettore [#4] 8. Canterò per te - I Pooh [#4] 9. Una giornata uggiosa - Lucio Battisti [#2] 10. Solo noi - Toto Cutugno [#2]
Cento milioni di pezzi venduti in un solo anno, il 1982: non era un LP, ma un rompicapo, il cubo di Rubik dal quale prende nome questo blog.
Un simbolo degli Anni '80 che vive una seconda giovinezza in questi primi anni del nuovo millennio.
Il suo inventore è l'ungherese Erno Rubik, che lo ideò nel 1974 e lo battezzo "Magic cube". Il nome con cui è assurto alla fama planetaria gli è stato assegnato dalla ditta che lo commercializzò nel 1980, la Ideal Toys. Subito vinse il premio come "Gioco dell'anno". Ad oggi ne sono stati venduti, tra originali e imitazioni, oltre 300 milioni.
Tutti sanno in cosa consiste: un cubo con le facce di colori diversi, composte da 9 quadrati da far ruotare per ricomporre le facce originali. Il problema è che le combinazioni possibili sono ben 43.252.003.274.489.856.000!
Il record di risoluzione appartiene ad un giapponese, Yu Nakajima, che il 5 maggio 2008 ha ricomposto il puzzle in 8"72.
Io ci ho messo almeno un mese! Matematici ed esperti hanno calcolato che il cubo di Rubik è risolvibile con un minimo di 25 mosse.
Dal 29 aprile al 14 giugno 1985 su Rai Due andò in onda un programma che, partito in sordina, raccolse milioni di telespettatori per strada diventando un cult della televisione italiana: Quelli della notte.
Conduttore e ideatore delle 32 puntate fu Renzo Arbore, che diede un taglio scherzoso al varietà, come avrebbe poi fatto anche negli Anni ’90 con “Indietro tutta”. La trasmissione iniziava dopo le 23, con una sigla scritta e cantata dallo stesso Arbore, che diventò presto un tormentone: “Ma la notte no”.
Ai brani musicali eseguiti dalla New Patetic Orchestra si alternavano le esibizioni di personaggi surreali che facevano satira sulla moda e principalmente sui salotti televisivi, sui talk-show importati dall’America.
Nel caravanserraglio di “Quelli della notte” c’erano il filosofo Riccardo Pazzaglia, teorizzatore del “brodo primordiale”, che aveva come scopo di “alzare il livello” della trasmissione”; Frate Antonino da Scasazza (Nino Frassica) con i suoi “nanetti” (aneddoti); Maurizio Ferrini, rappresentante di pedalò romagnolo e veterocomunista; Massimo Catalano, trombettista famoso per i suoi aforismi degni di La Palisse; Roberto D’Agostino, esperto di look; Simona Marchini, la “Signora”; Andy Luotto, arabo prima e texano poi, dopo la protesta delle comunità musulmane; Marisa Laurito, la “cugina”.
Il successo di “Quelli della notte”, inspiegabile per i soloni RAI, arrivò a portare il programma a un incredibile 51% di share il 7 giugno: il suo segreto era una comicità nuova, alla buona anche, condita da un’abbondante dose di improvvisazione. Dopo la sigla di coda, “Il materasso”, anch’essa di Arbore, si spegneva la tv e si andava a dormire...
PUNTATA n. 3 - 1° maggio 1985
CITAZIONI (Fonte: Wikiquote)
• È meglio essere ricchi e sani che poveri e malati. (Massimo Catalano) • È meglio lavorare poco e fare tante vacanze, piuttosto che lavorare molto e fare poche vacanze. (Massimo Catalano) • Meglio una gallina oggi che un uovo domani. (Nino Frassica) • Non capisco, ma mi adeguo. (Maurizio Ferrini)
LA SIGLA DI TESTA
Ogni giorno la vita e' una grande corrita (ma la notte no!) Ogni giorno e' una lotta chi sta sopra e chi sotta (ma la notte no!) Il mattino e' un po' grigio se non c'e' il dentifrigio (ma la notte no!) tu ti guardi allo specchio e ti sputi in un ecchio (ma la notte no!) Poi comincia il lavoro e dimentichi il cuoro (ma la notte no!) parli sempre e soltanto delle cose importanto (ma la notte no!) e ti perdi la stima se non trovi la rima (ma la notte no!) ti distrugge lo stress e dimentichi il sess (ma la notte no!) che stress, che stress che stress di giorno (ma la notte no!) che stress, che stress che stress di giorno (ma la notte no!) che stress, che stress che stress di giorno (ma la notte no!) che stress, che stress che stress di giorno (ma la notte no!) Giorno mi tormenti cosi Giorno mi fai dir sempre si... ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte no! ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte no! Lo diceva Neruda che di giorno si suda (ma la notte no!) rispondeva Picasso io di giorno mi scasso (ma la notte no!) e per questa rottura non si trova la cura (ma la notte no!) il morale s'affloscia la pressione s'ammoscia (ma la notte no!) S'ammoscia, s'ammoscia s'ammoscia di giorno (ma la notte no!) S'ammoscia, s'ammoscia s'ammoscia di giorno (ma la notte no!) S'ammoscia, s'ammoscia s'ammoscia di giorno (ma la notte no!) S'ammoscia, s'ammoscia s'ammoscia di giorno (ma la notte no!) Giorno mi tormenti cosi Giorno mi fai dir sempre si... ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte no! ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte no! ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte no! ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte no! ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte ma la notte, ma la notte no! ma la notte, ma la notte no!
al brucio = alla massima velocità amburghese = chi va sempre in bianco (l'amburghese è un galletto) appiovrare = abbordare una sfitinzia (come una piovra) arterio = un vecchio broccolare = abbordare burghino = sinonimo di paninaro calfort = sinonimo di cavolo (che calfort stai facendo?) cifra = tanto (mi piace una cifra) cinese = studente di sinistra cinghio = tamarro ciumbia = caspita! (esclamazione) company = la compagnia compilation = un insieme, una serie (una compilation di schiaffazzi) cucador = il macho cuccare = conquistare una sfitinzia everyday = sempre falchettare = puntare una sfitinzia floppy = fiasco (un floppy), per analogia con flop forte = molto (cuccare forte) fuori di melone, fuori = matto, fuori di testa gallo = ragazzo gargarozzo, gargarozza = gola gino = lo sfigato giusto = ottimo, secondo l'ideologia paninara (troppo giusto!) grano = denaro grippare = afferrare qualcosa o qualcuno kiss = bacio (anche kissetti e kissettini e kissettoni) libidine = piacere, godimento mitragliare = fruire qualcosa (dischi, panini) con avidità e goderseli okappa = in regola panozzo = panino ram = qualcosa da dimenticare quanto prima (dalla RAM del computer) ramboso = tosto (come Rambo) randa = randagio, vagabondo in senso positivo ruotare = andare in giro in moto sapiens = i genitori sballo = ciò che diverte (si usa ancora oggi) schiaffazzi = sberle sfitinzia = ragazza smerigliare il gargarozzo, la gargarozza = mangiare squallor = male (l'andazzo oggi è uno squallor) tamarro = un non paninaro, rozzo tarocco = falso, imitazione very arrapation = sexy very original = originale
Possiamo notare:
1) la dipendenza dalla pubblicità televisiva: "calfort" è una marca di detersivi anticalcare ed è usata eufemisticamente; "amburghese" è il famoso galletto Valle Spluga 2) l'affermarsi di termini derivati dall'informatica, grazie anche alla diffusione su larga scala dei primi computer: "ram", "floppy"
3) l'uso spropositato di termini inglesi o anglicizzanti, probabilmente sull'onda della musica ascoltata: "everyday" per dire sempre, ma anche "arrapation" e"kiss" e derivati
4) l'influenza del cinema americano sul linguaggio: "ramboso"
Da segnalare anche le abbreviazioni colloquiali: le "Timbe" per le Timberland, "Curma" per Courmayeur"
da "QUELLI DELLA NOTTE", 1985 La look parade di Roberto D'Agostino
Con un grazie a Luciana Bianchi Cavalleri per aver ricordato "Quelli della notte", che ci teneva alzati fino a tardi... Domani ne parleremo diffusamente
La Barilla percorse gli Anni '80 lasciando spot memorabili.
Questo lunghissimo spot del 1985 ci porta dalla Stazione Centrale di Milano a una campagna forse toscana, da cartolina turistica. Possiamo notare un oggetto ormai scomparso: la cabina telefonica, qui già in versione rossa, con il logo della Sip, in via di trasformazione in Telecom Italia. Prima le cabine erano gialle.
Sempre nel 1985, la Barilla affidò al grande Federico Fellini la realizzazione dei suoi spot. Il regista riminese svolse così il tema, mettendo in scena una pasta di classe per un ambiente di classe.
Del 1987 è la pubblicità con la bambina che, tornando da scuola, salva un gattino nella pioggia e lo porta casa. "Dove c'è Barilla c'è casa" recita lo slogan, sulla scia della famiglia felice del Mulino Bianco lanciata contemporaneamente per le merendine e i biscotti. La musica di Vangelis, "Hymn", impreziosisce lo spot.
Le musicassette, o cassette audio, furono messe in commercio nel 1963 dalla Philips. Nel 1971 venne posto sul mercato il primo registratore con il Dolby per la riduzione del rumore. Nel 1982 nacquero i primi compact disc, che sfondarono solo qualche anno dopo. Le cassette audio aggiunsero alle classiche durate 46, 60 e 90 minuti anche quelle da 54 e 76. I walkman erano gli iPod di allora: li avevano tutti! Nel 1992 ancora Philips passò al DCC, sistema di registrazione digitale, che abortì subito per la diffusione di altri supporti. Nel 1999 apparvero i masterizzatori CD. La vendita delle cassette vergini subì un crollo verticale e inarrestabile: dai 69 milioni venduti nel 1995 ai 15 del 2003, fino ai 2,5 del 2007. La tecnologia mp3 e l'iPod hanno uccise le musicassette.
NEGLI ANNI '80
La cassetta era il mezzo più veloce e comodo per ascoltare, archiviare e trasportare musica: il vinile veniva riversato subito per evitare che ripetuti ascolti lo graffiassero irrimediabilmente. Le musicassette erano più versatili e non si rovinavano troppo. Si copiavano gli LP, certo, ma si registrava anche dalle radio e si mischiavano i brani in personalissime compilation che poi venivano abbellite anche con copertine di fantasia.
IL LIBRO
È da poco uscito un volume di Thurston Moore, chitarrista e voce dei Sonic Youth, per le edizioni ISBN: "Mix Tape", raccoglie mix e copertine di cassette che hanno contato per personaggi in vista.
IL SITO
http://muxtape.com/ raccoglie fino a dodici brani dei nostri mix e li presenta sotto forma di cassetta. Democraticamente è possibile mettere in rete una sola compilation. La mia è "Il cubo di Rubik / Livin' in the Eighties" e si può ascoltare qui: http://doctordee.muxtape.com/ Sono tutte registrazioni da musicassette dell'epoca.
http://www.myflashfetish.com/ consente di porre un widget con brani musicali nel proprio sito: si può scegliere anche la skin del lettore. Qui a fianco, nel "Cubo di Rubik" una cassetta consente di ascoltare musica degli Anni '80
Dalla ribellione degli Anni '70 nacquero i dark, i punk, i new romantic. Ma il benessere degli Anni '80 partorì i "paninari".
Il primo McDonald's aprì in Italia nel 1985. Da qualche anno c'era la catena Burghy. Ma fu al bar "Il panino" di Piazzetta Liberty a Milano che nacquero i paninari. Ragazzi che facevano dell'edonismo reaganiano il loro stile di vita, lanciati sul consumismo e sulla griffe, stregati dal conformismo e dall'omologazione, affascinati dalla bella vita e dalla ricchezza. Dopo gli studi si sarebbero trasformati in yuppies o in manager rampanti. Lo slogan del Ramazzotti fotografò perfettamente il clima del capoluogo lombardo, ribattezzando "Milano da bere" la capitale italiana della moda e dell'economia.
PUBBLICITA' AMARO RAMAZZOTTI (1987)
Il loro punto di ritrovo furono quindi i primissimi fast-food, in particolare il "Burghy" di Piazza San Babila, ma anche le paninoteche che iniziarono a diffondersi a macchia d'olio. La certificazione della loro moda fu la macchietta del paninaro a "Drive in", la seguitissima trasmissione cult di Italia 1 ideata da Antonio Ricci: Enzo Braschi, vestito con il piumino Moncler, i jeans Levis 501 con l'oro rigorosamente risvoltato, gli scarponi Timberland gialli, il ciuffo scarso ricoperto di gel, entrava al ritmo di "Wild boys" dei Duran Duran, subito assurto ad inno. E parlava con il loro gergo tipico: gallo, sfitinzia, compilation, appiovrare, una libidine, i sapiens. Portò il personaggio anche in un film, "Italian Fast Food". Era nato un fenomeno di costume.
da ITALIAN FAST FOOD (1986)
Varrà la pena approfondire in un altro post il linguaggio dei paninari. Qui limitiamoci al loro abbigliamento: d'obbligo, oltre ai pezzi già citati, le cinture Charro, le calze inglesi Burlington a rombi, i jeans Rifle, le Nike bianche con il baffo azzurro, le felpe Best Company e per le ragazze gli accessori della Naj-Oleari, addirittura toppe di stoffa a disegno provenzale da appiccicare sui jeans.
Socialmente si collocavano a destra, ma lontano dagli eccessi parafascisti: il modello era il sogno americano, il partito repubblicano che Ronald Reagan guidava da presidente degli Stati Uniti per quasi tutto il decennio, prima di cedere la Casa Bianca a George Bush senior. Ma l'impegno politico era del tutto assente. Occorreva solo "apparire" e divertirsi.
I Pet Shop Boys, giunti in Italia per il loro tour, rimasero affascinati dal fenomeno, tanto da dedicare loro una canzone. Due riviste, "Paninaro" e "Cucador" vendevano migliaia e migliaia di copie.
PET SHOP BOYS - Paninaro (1986)
Poi i ragazzi crebbero, l'Italia si trovò a cambiare e la "Milano da bere" diventò nei primi anni '90 "Tangentopoli" e le illusioni svanirono.
Forse è destino che i decenni siano ricordati un ventennio dopo: negli Anni ’80 scoppiò improvviso il revival degli Anni ’60. In Italia lo pilotarono i due film “Sapore di mare” e “Sapore di mare 2 un anno dopo”, a firma rispettivamente di Carlo Vanzina e Bruno Cortini.
L’operazione nostalgia ottenne un notevole successo di pubblico e mostrava ai figli che i genitori, con le dovute distanze, vent’anni prima si comportavano come loro. Ambientati a Forte dei Marmi negli anni del boom economico, mostravano un’Italia diversa socialmente – prima del Sessantotto e degli anni di piombo – ma ugualmente ipocrita e fantasiosa infarcendo la colonna sonora di successi di quel periodo. La critica, naturalmente, stroncò i film.
SAPORE DI MARE (1983)
SAPORE DI MARE 2 - UN ANNO DOPO (1984)
La televisione cercò di cavalcare l’onda e propose un film a puntate che copriva gli anni dal 1968 al 1978, giocando sullo stesso meccanismo della colonna sonora dell’epoca: si intitolava “Yesterday”, come la canzone dei Beatles e riciclava alcuni dei protagonisti dei due “Sapore di mare”, Jerry Calà, Eleonora Giorgi, Massimo Ciavarro, Giorgia Fiorio e Mauro Di Francesco.
Sul finire del decennio Canale 5 propose una gara musicale tra canzoni degli anni Sessanta, intitolata “Una rotonda sul mare” e presentata da Red Ronnie, in auge con un programma sul revival, “Roxy Bar” e grande esegeta della musica di quei tempi, tanto da ipotecare la casa per acquistare la chitarra di Jimi Hendrix. La gara fu vinta da Maurizio Vandelli, senza l’Equipe 84, con “29 settembre”.
UNA ROTONDA SUL MARE (1989) - Sigla
Inflessioni jazz dei Sessanta colorarono anche la musica attraverso i Matt Bianco e Kid Creole & the Coconuts. In fondo, non sembrava così brutto abbandonarsi alla nostalgia...
Nel 1980 il sodalizio tra Lucio Battisti e Mogol finisce con un album non all’altezza della celebre coppia, “Una giornata uggiosa”, che esce a maggio. Un esempio della vena in esaurimento è questo: "Gelosa cara amica mia / facciamo un giro in bicicletta / io sono Otello e tu mia zia". La perla sopravvissuta ai decenni è “Con il nastro rosa”, che contiene il verso divenuto quasi proverbiale “Lo scopriremo solo vivendo”. Dissidi insanabili, sembra sui testi e su modifiche da apportare, portano alla separazione un duo che aveva creato capolavori come “Emozioni” e “Il mio canto libero”. Mogol scriverà per altri e rinvigorirà il successo di Riccardo Cocciante nel 1982.
1980
1982
Battisti si affida allora alla moglie Grazia Letizia Veronesi (che usa lo pseudonimo Velezia) per i testi di “E già” e lo pubblica nel 1982: un disastro. Il cantautore laziale, che vive ormai isolato in Brianza e rifiuta apparizioni televisive e concerti, resta nell’ombra per quattro anni, per poi ripresentarsi con una svolta a 180 gradi nella sua produzione.
Nel 1986 esce “Don Giovanni”.Ora i testi sono scritti da Pasquale Panella: in realtà sono un’accozzaglia di frasi e di parole spesso al limite del nonsense, talvolta addirittura oltre. quello che conta sembra essere la musica. L’operazione spiazza i fan di una vita, ma probabilmente recupera altri sostenitori. Seguiranno nel 1988 “L’apparenza” e negli Anni ’90 “La sposa occidentale”, “Cosa succederà alla ragazza” e “Hegel”.
1986
1988
Le copertine stesse sono anonime, addirittura bianche dal 1988, con piccoli segni grafici e Battisti non consente siano modificate: perciò il formato dell’Lp è anche quello della musicassetta e del Compact-disc, con il risultato che le immagini sono brutalmente ritagliate.
Più che del Battisti cantante si comincia a parlare del Battisti uomo: i giornalisti non si capacitano del suo isolamento, lo braccano, cercano di fotografarlo addirittura al supermercato. E lui si rintana ancora di più a Molteno, per sfuggire a tutto, anche agli anni ’80.
Coloratissimi, romantici, dolcissimi, estivi. Erano gli spot del Cornetto Algida, che lanciarono lo slogan “Cuore di panna”.
Così ne parlava il creativo pubblicitario Gino Poli in un’intervista a Media Zone il 29 maggio 2006:
“Gli italiani hanno raggiunto un benessere economico moderato e ad agosto vanno in ferie, e le ferie sono al mare, in Italia, e le spiagge sono il luogo di aggregazione per eccellenza. Negli anni ’80 si passa dal gruppo protagonista alla coppia protagonista, protagonista dell’amore libero, della Rivoluzione sessuale, del cuore di panna, della vaniglia cuore del cornetto, ma anche del cuore di panna sede dei sentimenti e dell’amore.”
Si aspettava il tempo dei gelati per vedere il nuovo spot Algida, come a Milano anni fa si attendeva con ansia il nuovo cartellone Armani in Via Broletto a ogni cambio di stagione.
“Questa è la ballata di Bo e Luke, due ragazzi in gamba con una marcia in più, corre l' auto corre e sfreccia a tutto gas, la città non dorme mai con Bo e Luke, Bo e Luke. Loro certamente no non sono eroi, ma scavezzacolli proprio come noi, con i loro stivaletti da cowboy vanno sempre in mezzo ai guai, Bo e Luke, Bo e Luke. Non cercano un trofeo, ma trasformano in rodeo ogni prato libero ad Hazzard, insieme notte e giorno e succede un finimondo, trema lo sceriffo qui ad Hazzard”
Con questa sigla, che stravolgeva secondo tradizione italiana la ballata di Waylon Jennings nell’edizione originale, nei primi anni Ottanta si apriva un telefilm americano di ambientazione country molto amato: “Hazzard”.
Protagonisti sono i cugini Bo e Luke Duke, che aiutano lo zio Jesse in una fattoria della contea di Hazzard, in Georgia, non lontano da Atlanta. Scorrazzano per le stradine di campagna a bordo del “Generale Lee” una Dodge Charger arancio dal motore potente e dagli ammortizzatori incredibilmente elastici, verniciata di vermiglio con una enorme bandiera sudista dipinta sul tetto e il numero 01 sulle portiere saldate: entrano dai finestrini, chi non ha provato a farlo dopo aver visto il telefilm? Con loro la cugina Daisy Duke, perennemente in short, tanto che quell’indumento negli Anni ‘80 negli Stati Uniti verrà chiamato “Daisy-Duke”. Lei è barista al Boar's Nest e viaggia su una jeep bianca. Lo zio guida un vecchio ma efficace pick-up.
Fin qui niente di strano. Il problema sta nel passato dei ragazzi: sono in libertà vigilata per una storia di contrabbando di whisky. Il cattivo è il commissario di contea, il grasso Boss J.D. Hogg, sempre vestito di bianco con un cappello texano dello stesso colore e sigaro in bocca. Tenta in ogni modo di cogliere i ragazzi Duke con le mani nel sacco e di far perdere la casa, di cui possiede l’ipoteca, allo zio Jesse. La sua avidità lo porta però sempre nei guai e alla mercé di loschi figuri che solo i Duke sanno sgominare. Con Boss Hogg ci sono l’imbranato sceriffo Rosco P. Coltrane, con il suo cane Flash e il vicesceriffo - prima Cletus, poi Enos, entrambi pasticcioni.
I Duke con il loro Generale Lee sono imprendibili, corrono velocissimi e saltano i fiumi senza aver bisogno di alcun ponte. Gli inseguitori naturalmente ci si impastano. Alle ammaccature del Generale Lee ci pensa il loro meccanico di fiducia, Cooter. Alla fine è sempre la solita vecchia storia del bene e del male. E il bene trionfa sempre Da segnalare che, in seguito a contrasti tra gli attori che impersonano Bo e Duke e la produzione, per un certo periodo i cugini furono sostituiti da altri due cugini, simili a loro anche fisicamente, Coy e Vance, senza che mutasse nulla. In totale 147 episodi da 48 minuti per sette stagioni.
MEMORABILIA
“Pecorelle smarrite” il nick CB di Bo e Luke (i telefonini non c’erano negli Ottanta)
I Duke non possono usare armi da fuoco: talvolta usano archi e frecce incendiarie
Il confine della contea è un incubo: i Duke non possono superarlo, pena l’arresto
Nel telefilm sono stati usati ben 300 “Generale Lee”: se ne sono salvati solo 17
La targa del Generale Lee: CNH 320 Georgia
Il clacson del Generale Lee: Dixie
Lo spin-off di Hazzard: “Enos”, il timido vicesceriffo innamorato di Daisy è trasferito a Los Angeles ed ha una serie tutta sua
Il 18 giugno 1983 a Newport, negli Stati Uniti, cominciava un’edizione storica della Coppa America di vela: per la prima volta gli sfidanti gareggiavano tra loro per la “Louis Vuitton Cup”; per la prima volta era presente una barca italiana, “Azzurra”; per la prima volta dopo 132 anni gli statunitensi avrebbero perso il trofeo.
“Azzurra” era stata messa in acqua quasi un anno prima dallo Yacht Club Costa Smeralda con Gianni Agnelli e l’Aga Khan come padrini. Al comando lo skipper Cino Ricci, al timone Mauro Pelaschier. Sull’onda dei primi successi della barca, gli italiani impazzirono per la vela. La sera seguivano sui teleschermi le regate e si impratichivano dei termini nautici che sentivano per la prima volta. Il tangone non era più il ballo che Fantozzi mimava con Filini sulla barca del direttore generale ma una precisa parte dell’imbarcazione. Il boma, attenti al boma!
La passione e l’entusiasmo accesero quell’estate italiana che accarezzò il sogno di riuscire nell’impossibile impresa, portare via la Coppa agli americani. Del resto, l’anno prima non avevamo vinto i Mondiali di calcio in Spagna dopo 44 anni? Il sogno rimase tale, ma riuscì ad Australia II, che sconfisse in finale “Liberty” per 4-3 il 26 settembre tra lo sbigottimento generale.
L’Italia si trovò comunque una nuova passione, che porterà poi al delirio collettivo del “Moro di Venezia” e ancor di più di “Luna rossa” .