domenica 29 giugno 2008

Italia-Argentina, 1982

Il 29 giugno 1982 allo stadio Sarrià di Barcellona, l'Italia risorgeva al Mondiale di Spagna sconfiggendo l'Argentina 2-1 negli strani quarti di finale a tre, dopo uno stentato girone eliminatorio superato grazie alla differenza reti dopo i pareggi con Polonia (0-0), Perù (1-1) e Camerun (1-1). Da quella sera il sogno divenne più vicino...


IO L'HO VISTA COSI':

Stiamo tornando dalla spiaggia un po' in anticipo: di solito torniamo dopo le sei e ora sono le cinque appena passate. È che tra poco comincia Italia-Argentina per i campionati del mondo di calcio e faremo un tifo sfrenato davanti al televisore.
Non è che l'Italia giochi poi così bene: i giocatori sono in silenzio stampa e hanno eletto portavoce Dino Zoff, che forse è l'uomo meno loquace del mondo, e hanno ottenuto solo tre pareggi nella fase eliminatoria di Vigo e La Coruña, con Polonia, Perù e Camerun; così la nostra nazionale è finita nel girone difficile, direi quasi impossibile, con Argentina e Brasile. Ma tant'è, speriamo sempre nel genio italico.

Con me ci sono Paola e Marta e stiamo ascoltando la radio: ora cantano i Secret Service, "A Flash in the Night". Io ho la mia sacca a righe bianche e azzurre con il telo da spiaggia, la crema abbronzante, "Il male oscuro" di Giuseppe Berto e "La Settimana Enigmistica". Paola ha la solita borsa di paglia con tutto l'occorrente per la spiaggia e il barattolo di crema Nivea, oltre a "Fausto e Anna" di Cassola e a un bikini azzurro di ricambio. Maria porta il pallone da pallavolo e le bocce.

Ora alla radio cantano i Quarterflash, "Harden my Heart" e siamo quasi arrivati all'hotel. Altra gente torna in fretta dalla spiaggia per l'incontro di calcio. E già alcune persone sono sedute nella saletta del televisore. Stanno per essere eseguiti gli inni. Gentile ha la faccia di un mastino, dovrà marcare Maradona, che molti definiscono il nuovo astro del calcio mondiale. Forse ce la faremo. Mi siedo tra Paola e Marta sulle poltroncine rivestite di tela scozzese a base vermiglia in seconda fila. Un brivido mi percorre il corpo mentre la banda spagnola suona "Fratelli d'Italia".

Finalmente la partita comincia. Sembriamo tonici, nonostante l'importanza dell'incontro. Si levano urla e imprecazioni quando Paolo Rossi si mangia un gol già fatto e gli viene quasi da piangere.
Poi segna Tardelli e Paola mi abbraccia, nell'euforia generale non riusciamo a vedere i replay: una staffilata dal limite che ha fulminato il portiere argentino. Restiamo lì a sperare che le iniziative dei biancocelesti si esauriscano, ma quando Cabrini manda in rete la palla respinta dal portiere su tiro di Rossi sembra fatta davvero. Anche perché gli argentini perdono la testa e Gallego si fa espellere. Peccato che non riusciamo ad approfittarne e che Bruno Conti fallisca il 3-0. Abbiamo visto tutti la palla in rete mentre ancora era attaccata al suo piede. Invece no...

Manca poco alla fine quando l'arbitro romeno Rainea assegna una punizione dal limite inesistente a favore dell'Argentina. "Attenti a Passarella, è un ottimo tiratore" dice qualcuno. È proprio Daniel Passarella che si incarica del tiro. Bum! Fa secco Zoff e temiamo la beffa. Resistiamo cinque minuti insieme agli "azzurri" e tiriamo un sospiro di sollievo al fischio finale. Sono quasi le sette, aspettiamo di andare a lavarci commentando le azioni decisive.

Siamo seduti ai tavolini del bar, Marta gioca con le frange della tovaglietta plastificata a scacchi bianchi e rossi, beviamo Coca-Cola ghiacciata e guardiamo nella strada la gente che torna dalla spiaggia. A loro della partita non interessava poi molto. E infatti sono quasi tutti tedeschi e austriaci.
"Stasera che si fa?" chiede Paola con la sua bella voce un po' nasale. "Decidi tu, come sempre: sei così brava a inventare qualcosa" le dice Marta, masticando la fetta di limone che era nella Coca-Cola.
"Ci penserò" replica Paola "Potremmo andare al Luna Park se vi va bene." Io e Marta annuiamo senza parlare e allora lei rompe gli indugi: "Vado a lavarmi. Ciao. Ci vediamo più tardi".





QUESTA LA CRONACA DELL'ANSA


Mundial - La vittoria dell'Italia

(dall'inviato dell'Ansa Fabio Masotto)

Barcellona, 29 giugno
Un piccolo miracolo. Nel calcio possono ancora accadere. La nazionale italiana è risorta siglando un'impresa. Ha battuto i campioni del mondo in carica dell'argentina di superstar Maradona ed ora per una settimana fa tremare il divino Brasile. È stata una battaglia aspra, persino violenta, dalla quale gli azzurri sono usciti da trionfatori. Una partita mediocre dal lato squisitamente tecnico; è stata invece intensa sul piano emotivo per la concentrazione con la quale è stata affrontata e giocata da ambo le parti. Per l'Italia dei pareggi è arrivata finalmente la vittoria e l'ha colta contro una delle più titolate squadre presenti al Mundial. Ancora una volta, come quattro anni fa, il calcio italiano ha inflitto una severa, dura lezione al football argentino che ha dimostrato di soffrire molto il marcamento a uomo imposto dagli azzurri. Il risultato finale è stato di 2 a 1, ma il punteggio non esprime compiutamente la superiorità della nazionale azzurra, che finalmente ha ritrovato grinta, entusiasmo, cuore, per battersi ai livelli smarriti del '78 a Buenos Aires. A testimonianza dell'asprezza della battaglia stanno le cinque ammonizioni (Rossi, Gentile, Kempes, Maradona e Ardiles) e l'espulsione di Gallego decretate dall'arbitro Rainea. L'Italia è ricorsa all'arma del contropiede, tattica che più si addice alla natura del suo calcio, e si è così riscoperta ancora competitiva. Dopo un primo tempo costellato di falli che hanno spezzettato continuamente il gioco, con i 22 in campo più impegnati a dare calci che a fare calcio, nella ripresa la squadra azzurra si è distesa in avanti in contrattacchi vibranti suggeriti da Antognoni e condotti da Conti e Graziani con il frequente inserimento di Tardelli. Proprio quest'ultimo ha sbloccato il risultato al 56' dettando l'azione ad Antognoni che lo ha smarcato benissimo sulla sinistra. Lo juventino ha concluso di sinistro con uno splendido rasoterra diagonale che ha battuto Fillol. Ma non era finita qui. Dal gol l'Italia ha tratto ulteriore slancio e appena undici minuti più tardi, dopo che Zoff aveva miracolosamente sventato una conclusione di Passarella, Cabrini, su delizioso invito di Conti, ha messo a segno il raddoppio dopo che Rossi si era fatto parare un tentativo di pallonetto da Fillol su perfetto lancio di Graziani. La rabbia sudamericana si è accentuata ed il finale è stato un assedio alla porta di Zoff, una pressione che ha fruttato agli argentini un gol su punizione di Passarella ma che è stata alleggerita dall'Italia con frequenti e pericolosi contropiedi. Maradona ha anche preso un palo su calcio piazzato, ma è stato questo l'unico vero numero del fuoriclasse sudamericano. Gentile, infatti, lo ha completamente annullato, cercando sempre l'anticipo, a volte anche il fallo, ma i risultati sono stati straordinari. Bearzot ha indovinato tutte le marcature con Cabrini protagonista di una prestazione gigantesca su Diaz, letteralmente cancellato dal campo, con Collovati impeccabile francobollatore di Bertoni, con Tardelli che ha sovrastato per dinamismo e continuità d'azione l'ex-grande Kempes. Una partita studiata perfettamente a tavolino, dunque, che si è tradotta sul terreno di gioco in incontro entusiasmante, sia pure limitatamente alla ripresa quando il nervosismo è cresciuto tra gli argentini ed è aumentata tra gli azzurri la fiducia di poter cogliere il risultato. Il trascinatore della squadra è stato Tardelli con le sue sgroppate a centrocampo, ma tutti gli altri, Rossi compreso anche se ha ancora denunciato di non essere nell'ideale condizione fisica, lo hanno assistito a meraviglia. Antognoni ha disputato probabilmente la sua migliore partita in nazionale per continuità di rendimento, lucidità e coraggio. Graziani è stato un guerriero su ogni pallone, è entrato sempre nella lotta, non si è mai risparmiato rientrando e rilanciandosi in contropiede. Certo non si poteva pretendere che improvvisamente trovasse il controllo di palla, ma la sua prova è stata generosissima. E anche Conti, che pure nel primo tempo non si era posto in luce particolare avendo dovuto badare soprattutto al lavoro di copertura, nella ripresa ha dato verve a tutta la squadra con le sue fughe sulle fasce, i suoi dribbling, i suoi assist. Anche in occasione del primo gol, il romanista ha collaborato all'azione dirottando su Antognoni un rinvio di Cabrini. In perenne movimento, ora a destra ora a sinistra, Conti ha dato consistenza ad un attacco che stentava a trovare sbocchi utili contro la rude ma squilibrata difesa avversaria. Ma la vittoria di oggi l'ha costruita la retroguardia azzurra. Zoff è stato splendido per sicurezza (ha compiuto almeno quattro parate-gol), Gentile sempre concentratissimo su Maradona, idem Collovati e Cabrini. Quest'ultimo ha avuto anche il grande merito di sganciarsi in più occasioni in avanti a dare spinta alla prima linea e non è un caso che sia stato lui l'autore del gol della sicurezza del trionfo azzurro. Scirea ha sorretto e guidato tutto il reparto, chiudendo ogni varco agli avversari. La nazionale ha fatto catenaccio, dunque, per affidarsi al contropiede. Le è andata bene. Ma questa era una partita che si poteva vincere soltanto in questo modo. Si sapeva, infatti, che gli argentini sarebbero stati insofferenti al marcamento stretto. I sudamericani non sono mai riusciti a fare una vera azione corale. Insomma, il non gioco dell'Italia nel primo tempo li ha irritati al punto che nella seconda parte della gara hanno perduto gli equilibri. Soltanto Ardiles e Passarella sono stati all'altezza ed il rilievo, di fronte alla precedente considerazione sulla prova di tutti gli azzurri, la dice esaurientemente sul rapporto dei valori emersi oggi nel piccolo stadio Sarria, pieno come un uovo. Alla fine i 40 mila spettatori hanno a lungo applaudito il trionfo dell'Italia, più intensamente di quanto avessero fischiato le due squadre al termine del primo tempo, dove in realtà la nazionale di Bearzot aveva gettato le basi del successo. Ancora una volta, così, il ct azzurro ha avuto la meglio su Menotti, confermandosi la ''bestia nera'' del tecnico argentino. Quattro anni fa la vittoria azzurra sui biancocelesti non ebbe conseguenze sul cammino degli argentini. Oggi, il 2 a 1 rilancia il gioco all'italiana e condanna la presunzione dei campioni in carica, precipitati sull'orlo dell'eliminazione. Ed ora Argentina-Brasile, dove tocca ai carioca farsi strada contro avversari alla disperazione. L'Italia è già al largo.

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