A cinque anni di distanza da “Barry Lyndon” Stanley Kubrick nel 1980 presenta un nuovo film, tratto dal romanzo omonimo di Stephen King. Con “Shining” Kubrick mette in scena un altro genere, dopo la fantascienza di “2001: Odissea nello spazio” e prima del film di guerra “Full metal jacket”.
“Shining”racconta la storia di uno scrittore che, accompagnato da moglie e figlio, accetta di fare da custode di un hotel durante la stagione morta. Jack Nicholson fornisce una delle sue migliori interpretazioni incarnando quest’uomo che impazzisce davanti agli eventi soprannaturali che si verificano, innescati dai poteri paranormali del figlio Danny.
È un horror particolare però, come accade con i film di Kubrick: il terrore e l’angoscia sono creati dalla bravura del regista inglese, che innova anche le tecniche di ripresa. Inventa lo stabilizzatore per le riprese a spalla, così da ottenere un’immagine netta e senza colpi, e usa la Steadicam, tecnica ora usatissima, ma all’epoca ancora agli inizi. Con piani fissi, campi e controcampi rinforza ancora di più l’atmosfera pesante.
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